A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43
Martedì 6 aprile alle ore 17
Zoom https://zoom.us/j/93156396203
Youtube https://www.youtube.com/user/ IRSMLFVG
A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43
Presentazione della mostra virtuale
La mostra
A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43
In occasione dell’80° anniversario dell’attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, l’Istituto nazionale Parri (già Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia), l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia ed il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste allestiscono una mostra fotografica virtuale, dal titolo “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43”, visitabile a partire dal 6 aprile 2021 collegandosi al sito www.
La mostra virtuale è stata realizzata con la partecipazione della Narodna in študijska knjižnica/Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste, Muzej novejše zgodovine Slovenije, Documenta – Centar za suočavanje s prošlošću, APIS Umetnost za pozitivno družbeno spremembo.
La mostra inoltre ha ottenuto il patrocinio della Camera dei Deputati ed è stata realizzata in collaborazione con Divulgando srl e con il contributo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
La mostra si articola in 10 sezioni, di cui 2 doppie per un totale di 54 pannelli.
Propone 200 immagini, 25 testimonianze d’epoca e 81 interviste ai maggiori studiosi dell’argomento: Giancarlo Bertuzzi, Giulia Caccamo, Štefan Čok, Marco Cuzzi, Costantino Di Sante, Filippo Focardi, Eric Gobetti, Federico Goddi, Brunello Mantelli, Luciano Monzali, Jože Pirjevec, Guido Rumici, Nevenka Troha, Anna Maria Vinci.
Il progetto è stato curato dal prof. Raoul Pupo, già docente di storia contemporanea e storia della Venezia Giulia presso l’Università di Trieste.
Autori dei testi sono Giancarlo Bertuzzi, Štefan Čok, Costantino Di Sante, Filippo Focardi, Brunello Mantelli, Raoul Pupo.
Per facilitare la fruizione, i testi dei pannelli sono limitati all’essenziale, mentre gli approfondimenti sono demandati alle interviste (durata media 90’’). Ad ogni pannello di testo quindi sono associate una o più interviste ed una galleria fotografica; in molti casi anche una serie di testimonianze ed alcuni documenti.
Introduzione
Il 6 aprile del 1941 le truppe tedesche, seguite a ruota da quelle italiane e ungheresi, invasero la Jugoslavia. Il regno dei Karageorgevich venne distrutto, il suo territorio spartito fra i vincitori. Seguirono anni terribili.
Diciamolo subito: la responsabilità prima dell’inferno in cui precipitò il Paese spetta a chi lo attaccò e scatenò una guerra di tutti contro tutti. Poi fu il caos: guerra di liberazione contro gli occupatori; guerra civile fra ustascia croati, cetnizi serbi, domobranzi sloveni, partigiani comunisti; guerra rivoluzionaria per la creazione di uno stato socialista; feroci repressioni antipartigiane; sterminio degli ebrei; tentativi genocidari ai danni di popolazioni dell’etnia “sbagliata”. Davvero, nel museo degli orrori non mancò proprio nulla.
Di quel vortice di violenza, i soldati italiani di stanza nei territori annessi o occupati, non furono semplici spettatori, ma protagonisti. Si tratta di una delle pagine più buie della nostra storia nazionale, con pochissimi lampi di luce. Per questo è poco conosciuta e si è preferito dimenticarla.
Altri Paesi, come la Germania, hanno mostrato più coraggio nel fare i conti con il proprio passato oscuro. Oggi, dopo ottanta anni, speriamo che finalmente sia venuto il momento giusto. Noi siamo qua per questo.
Conclusioni
Alla fine, abbiamo sfogliato assieme alcune delle pagine più oscure della nostra storia nazionale, così oscure che per molto tempo in Italia quasi nessuno le ha volute leggere.
È comprensibile, perché a pochi piace far la parte del malvagio, specie se questo incrina un po’ uno dei miti sui quali si fonda la nostra identità collettiva. Ma se un’identità è matura, non ha paura del buio.
E allora, anche i passi difficili, anche il riconoscimento, l’assunzione di responsabilità, ed anche la vergogna, possono aiutare a crescere verso una cittadinanza comune europea.
Indice delle sezioni e dei pannelli
Introduzione
I La guerra
1 Il bombardamento di Pasqua
2 Gli italiani si accodano
3 Occupazioni e annessioni
II Ribellione e rivoluzione
1 Un brusco risveglio
2 I četnici
3 Guerra civile
4 I partigiani
5 La struttura del movimento di liberazione
6 Gli obiettivi
III/1 Slovenia
1 Una nuova provincia
2 Collaborare?
3 Chi non ci sta
4 Il filo spinato di Lubiana
III/2 Dalmazia
1 Finalmente Dalmazia
2 Scorre il sangue
IV Croazia
1 Lo Stato indipendente croato
2 Italia e Stato indipendente croato
3 La rivolta serba
4 Italiani e četnici
5 Alleati del nemico
6 Salvataggi
V Montenegro
1 Che fare del Montenegro?
2 L’insurrezione
3 La repressione
4 La stabilizzazione
5 I campi di Mamula e Prevlaka
VI/1 Le grandi operazioni: Slovenia
1 Operazione Primavera
2 Le milizie collaborazioniste
3 Oltre il confine
VI/2 Le grandi operazioni: Croazia e Montenegro
1 L’esercito di liberazione
2 Le offensive
3 Italiani, četnici e tedeschi
VII La repressione
1 Gli ordini del generale Roatta
2 Gli ordini del generale Robotti
3 Senza pietà
4 Prigionieri
5 Razzie
VIII I campi d’internamento
1 Il sistema dei campi
2 Rab/Arbe
3 Gonars
4 Renicci
IX La fine
1 25 luglio 1943
2 8 settembre 1943
3 Slovenia e Istria
4 Divisione Italia
5 Divisione Garibaldi
6 Internati militari italiani
X La rimozione
1 Le accuse jugoslave e la strategia difensiva italiana
2 La controdocumentazione
3 I mancati processi
4 Il mito del “bravo italiano”
Conclusioni
- Quando gli Italiani erano cattiva gente, di S. Fiori, in “La Repubblica”, 2 aprile 2021
- www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it una mostra storica necessaria nell’80° anniversario dell’aggressione nazista e fascista, di Chiara Nencioni
- «Altro che rappresaglia. In Jugoslavia gli italiani sono andati ben oltre», intervista a Filippo Focardi di Pietro Spirito, in “Il Piccolo”, 24 aprile 2021
Magari parlerete anche del fatto che a Gonars erano finiti anche molti sloveni che fuggivano dai loro connazionali comunisti. O delle stragi compiute da questi ultimi a danno dei loro connazionali anticomunisti. O dei montenegrini filoitaliani. O di come gli iugoslavi abbiano dato esauriente dimostrazione di che cosa siano i loro odii interetnici negli anni Novanta: l’espressione “pulizia etnica” nasce lì. E di come i serbi accusassero la minoranza croata in Voivodina di essere “ustascia” mentre era semplicemente croata.
E magari anche di quando Krusciov – segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica – dichiarò che gli italiani si erano comportati bene in Russia a differenza dei tedeschi.
Ed ecco il solito tifoso della curva degli irriducibili, dei rossi contro i neri, dei neri contro i rossi. Gente che non ha ancora capito quali sono le cause delle guerre, di tragedie disumane che determinano il flagello dell’umanità. Gente che non sa distinguere un’aggressione da una difesa, gente che non comprende che la miccia di una agressione armata genererà una reazione a catena inevitabile. Gente che non sa distinguere un tifoso sottosviluppato da un partigiano inteso nel senso più puro del termine.
Una volta un ex primo ministro sloveno che stavo intervistando, il quale aveva detto che da loro i partigiani titini avevano ammazzato gente innocente come era capitato in Emilia Romagna (lo disse lui, non io), quando gli feci notare: “Sa, da noi in Italia dicono che in quei casi le uccisioni sono diverse perché gli uccisori dicevano di essere democratici”, mi rispose: “Se ti ammazzano, non è che ti faccia stare più felice sapendo che chi ti ammazza dice di essere democratico”.
Signor Pignataro, perché parla d’altro?
Questa mostra riguarda queste storie qui, non i comunisti di Tito.
E comunque faccio presente che gli aggressori venivano dall’Italia, non viceversa.
Quindi la invito a stare sul pezzo: sarà ora che finalmente la si faccia finita con questa storia degli “italiani, brava gente” o del “c’era la guerra, erano tutti colpevoli” (come che la guerra fosse piovuta dal cielo, come la piaga delle locuste”.
Non si tratta di questioni di parte, piuttosto di restituire alla storia un pezzo di verità.
Appunto: restituisca alla Storia un pezzo di verità scoprendo che cosa fecero di bello i partigiani titini (anche a danno dei loro stessi connazionali).
La storia degli “italiani brava gente” la tirò fuori un certo Nikita Krusciov a proposito del comportamento dei soldati italiani in Russia paragonati ai tedeschi. E ne uscì fuori un film di Giuseppe De Santis, film e regista chiaramente filocomunisti.
Si informi, prima di sputare sentenze. E studi, ma seriamente.
Sono stata a Bania luka al museo della guerra nel 1980 e rimasi sconvolta dall’odio che vedevo negli sguardi degli anziani ,qualcuno con gesti sgarbati reagiva al parlato italiano, via da qui detto alle pompe di benzina, solo ora negli ultimi libri documentati mi rendo conto dellle vigliacche STAZZEMA iugoslave perpetrate da soli italiani presenti in zona e più giu a Dominika
Non fare i conti col proprio passato è da vigliacchi alla x potenza….
Oggi 10/2/24 la signora Giorgia Si fa campagna elettorale sulla pelle dei morti del regno di Iugoslavia del 1941/43 invasi dai nazifascisti. Nessuno ricorda quanti morti durante la 2a guerra mondiale ad opera di Mussolini. Dopo l’occupazione di quelle belve fasciste,si forma il fronte nazionale Slavo di resistenza di tutta la popolazione (cosi come da noi e senza i Partigiani Italiani queste persone non sarebbero liberi)
Vi suggerisco di scorrere il prossimo video: A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43
In occasione dell’80° anniversario dell’attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, l’Istituto nazionale Parri (già Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia), l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia ed il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste allestiscono una mostra fotografica virtuale, dal titolo “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43”, visitabile a partire dal 6 aprile 2021 collegandosi al sito http://www.occupazioneitalianajugoslavia41-43.it
Vedo che è sempre molto difficile per alcuni di cosa sia capace l’uomo, anche per “l’italiano brava gente”, e prendere atto del disastro fisico e culturale prodotto dalla guerra e da chi la scatena.
Sì, signor Pignataro, la cosa che mi sorprende è il fatto di farsi cogliere da sentimenti di risentimento nel parlare di fatti storici. Parlare di un fatto storico significa assumere un atteggiamento distaccato, purtroppo, quasi con freddezza scientifica. Vuol dire non farsi coinvolgere dal peso che esso ovviamente ha e che il desiderio di alleggerirlo gli riconosce. Figuriamoci farsi assalire da qualsiasi tipo di faziosità. Diventare adulti si manifesta nel non cadere nella tentazione di alleggerire quel peso citandone altri in qualche modo o più gravi o più numerosi. Un fatto esecrabile tale rimane e non si diluisce grazie a una moltitudine di altri. Quel periodo storico è pieno, non si contano le nefandezze. Tutto? c’è di tutto, ma anche fatti “positivi” che sollevano lo spirito dal gravame di certi pesi.
Caro signore, io la Storia la studio seriamente sulle fonti e ho anche qualche titolo in merito, che temo proprio né lei né gli altri commentatori abbiate. Ho anche scritto e pubblicato qualcosa a proposito di Iugoslavia e di Slovenia, anche rettificando i vari Pupo e Cuzzi (a quest’ultimo ho mandato un libro non mio che correggeva alcune sue sciocchezze e che poi lui ha dovuto citare in una successiva opera, ovviamente senza dire che gliel’avevo mandato io). Sono amico di Sloveni anche importanti (politici, scrittori).
Proprio perché sono uno studioso serio e non strumentalizzabile non ho potuto fare carriera universitaria – garantita a prescindere dal merito e solo per titoli non certo culturali – e mi arrabbio quando vedo evidenti strumentalizzazioni politiche della Storia.
Studiate bene tutta la Storia e imparate a non giudicare col senno di poi e per ordini di scuderia. Solo così avrete belle sorprese e scoprirete che il mondo non si divide in bianco e nero e non si sputano sentenze credendosi migliori degli altri.
La parte peggiore della destra storica italiana è l’incapacita assoluta di guardare ai propri errori, a partire dalle leggi razziali, che per fortuna a napoli non sono state quasi applicate ma ignorate da una delle poche citta che non ha mai avuto un ghetto ebraico……e per questo che sarete voi sempre in un ghetto politico e non potranno essere riconosciute le cose valide realizzate, un giorno forse la smetterete di sentirvi i migliori…..senza errori…..li meglio!!!!
Signor Pignataro ma chi la conosce….? Na si tenga questa spocchia per sé invece di mandare a studiare la gente come dicono i bambim ai professori. Lei non è nessuno quindi si legga anche lei qualche libro di Barbero sull’argomento che appare molto più preparato e obiettivo
e anche se fosse così mi dice cosa c’entra la deportazione a Gonars? ad Arbe?
Si informi, anzi si documenti, perchè tanti di voi parlano solo per sentito dire, lei sicuramente è uno di quelli “….italiani brava gente” ma la Storia quella vera, ci dice il contrario…….si documenti
Lei dice di conoscere la storia, ma sbaglia, almeno per quanto riguarda Gonars, che era un campo di concentramento gestito dai militari italiani (io abitavo in quel comune) senta la signora Alessandra Kersevan che ha scritto un libro in merito “Oltre il filo” e si documenti su Wrhnika paese vicino a Lubiana gemellato con Gonars, e magari provi a sentire qualche vecchio o anziano di quel luogo sul campo di Gonars, vedrà che non è proprio come dice lei.
Grazie per questa mostra che potrebbe davvero aiutare a crescere e a far crescere la coscienza civile e critica del Paese, anche se sono convinto che non succederà, perchè troppo forti sono il negazionismo di chi non vuol vedere e fare i conti con il proprio passato e troppo forte è il “si ma voi siete ancora peggio di noi”. Attendo con ansia di vederla, sarebbe bellissimo se dopo la pandemia, questa mostra si trasformasse in mostra fisica itinerante da far girare in tutti i capoluoghi di provincia italiani, per farvi accedere soprattutto gli studenti; perchè il futuro si costruisce con l’educazione. Del resto, con il patrocinio della Camera dei Deputati, non dovrebbe essere troppo difficile trovare i fondi necessari. Se così dovesse essere, come mi auguro, prenoto il mio Comune per essere la prima tappa della mostra itinerante dopo il Friuli Venezia Giulia.
Grazie davvero.
Luca Pilotti, consigliere comunale, Teramo
Concordo pienamente
La prima a parlarmi delle foibe fu mia madre abruzzese del Teramano.
Ma scommetto che lei non ne parla mai e crede invece agli eroici combattenti titini (che ammazzarono molti più loro connazionali di quanti ne avesse ammazzati l’esercito italiano).
A Pignataro, lei non sa di cosa parla i Titini erano a casa loro, eravamo noi fuori “posto” i problemi fra Titini, ustascia, cetnici, ecc. erano problemi loro, noi magari abbiamo soffiato sul fuoco agevolando il loro odio reciproco, ma anche se fosse come dice lei, anche qui in Italia continua a dire che ci fu una lotta civile contro i fascisti della Repubblica di Salo’, sicuramente non in Friuli dove il territorio era diventato un protettorato tedesco (Adriatische Kustenland) per cui ci fu una vera e propria Lotta di Liberazione
Prego informarmi se è previsto un catalogo cartaceo e come procurarlo. Grazie Rinaldi Fabio via Lombardia 26 40139 Bologna tel 3357052969 email farina15@alice.it
Encomiabile ricostruzione di una delle piu’ buie e disonorevoli pagine della storia patria. Speriamo serva a risvegliare le coscienze dopo un ottantennale ” letargo” della nostra memoria collettiva.
il principale augurio che esprimo è che questa mostra sia uno spazio all’onestà intellettuale, la cosa più semplice e troppo spesso mancata da parte di fazioni di vario genere. Semplicemente, se si ha qualcosa da dire, lo si dica, con onestà e pacatezza. Solo così si può fare cultura e imparare dalla storia. Mentire, in qualunque modo e in qualunque forma, al mondo o a se stessi è il primo segno di mancanza di volontà culturale. Purtroppo non ebbi resoconti da mio padre, che passò un certo periodo in Yugoslavia in quegli anni. Non aveva voglia di parlare in generale, così come seppi piuttosto poco del suo periodo di deportazione in Germania. Mi sento sicuro, conoscendolo, che personalmente non fece nulla di esecrabile. Ricordo anzi che disse che una volta aveva fatto fare qualche lavoro ai prigionieri per migliorare di un minimo le condizioni fatiscenti dei locali in cui si trovavano, con loro sollievo. Nient’altro. Conservo un biglietto con timbro con cui veniva promosso caporale. C’è la data, dovrei andare a vedere, seguita da “luogo delle operazioni”, con la conclusione dell’autorizzazione di fregiarsi del grado.
Iniziativa di cui si sentiva la mancanza.
Sembrerebbe impossibile che l’infamia dei crimini commessi da italiani, anche militari, nella ex Jugoslavia in due anni di occupazione, sia stata “completamente rimossa dalla memoria collettiva ed accantonata dalle istituzioni”. Tanto da far affermare che “forse è l’ora di dare la sveglia alla coscienza” come oggi scrive sul Corriere Antonio Carioti, citando Raoul Pupo. Eppure è così.
Personalmente io ne ebbi la coscienza svegliata nel 1965, in un modo alquanto traumatico per il mio povero fondoschiena, allorché, durante un viaggio tra giovani amici nei paesi dell’est, entrato in un bar di Lubiana ne venni letteralmente scaraventato fuori non appena riconosciuto come italiano.
Decenni dopo, il libro “Italiani, brava gente?” di Angelo del Boca – riportando i dati delle uccisioni, agghiaccianti per numero e ferocia di esecuzione, commesse dai nostri connazionali in quel Paese – mi fece capire il perché.
Ora mi viene da chiedere: chi si incaricherà di svegliare le coscienze e con quali strumenti? L’occasione sarebbe, tanto per cominciare, il prossimo martedì 6 aprile, anniversario dell’aggressione fascista del 1941 alla Jugoslavia a rimorchio dei nazisti tedeschi.
Ma c’è da dubitare che avverrà mai un riconoscimento come avvenuto per le “foibe”. Gli assassinii compiuti per vendetta in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia nell’ultima fase della seconda guerra mondiale, e nell’immediato dopoguerra, ai danni di nostri connazionali, sono stati riconosciuti per essere giustamente condannati. Quelli dei fascisti italiani continueranno a essere ignorati. Se non giustificati dagli epigoni dei massacratori che li hanno compiuti, oggi politicamente esuberanti come non mai.
Purtroppo la verità sulle foibe e sul genocidio dei veneto-istriani (etnia che viveva in particolare le coste d’Istria, governate per 1200 anni dalla Repubblica di Venezia, prima che Napoleone, pugnalando la neutrale Venezia alle spalle, se ne impossessasse e le cedesse all’Austria) è ben lontana dall’essere riconosciuta. I veneto-istriani possono essere considerati popolo in diaspora totale, né l’Italia, di cui subirono il fascismo e cui appartennero per poco più di 20 anni (tra la 1a e la 2a guerra mondiale) può essere considerata patria per loro. Negati nei loro morti dall’Italia, espropriati in Osimo delle loro sostanze (i beni di 1200 anni di vita e di lavoro dei veneto-istriani sono stati patteggiati dall’Italia ad Osimo per chiudere la partita dei debiti di guerra di tutti gli italiani, sacrificando senza appello i sopravvissuti) sono stati costretti a tramandarsi la loro storia di padre in figlio, di nascosto. Gli scritti accademici, poi, sono estremamente carenti perché, in questo caso, a differenza che per gli ebrei e gli armeni, gli studiosi non hanno voluto (o potuto?) accogliere le testimonianze dei sopravvissuti. I criminali distruggono le prove e poco o nulla di scritto resta. La Jugoslavia di Tito, con la complicità dell’Italia, ebbe decenni per distruggere prove del genocidio perpetrato e commesso. Il poco di veritiera documentazione che resta è negli archivi degli anglo-americani che erano, comunque, Alleati e certo non volevano una Norimberga per rendere giustizia ad un’etnia massacrata. l’Italia in ginocchio, dopo la guerra, non giustifica un negazionismo protrattosi per 70 anni e che ancora si vuole giustificare. Tutto questo è destinato a pesare sul popolo italiano e sul suo destino finché non troverà il coraggio di accettare anche tale orrore come parte della propria storia. Per qualche briciola in più, rimando a ‘Oggi7’, settimanale di ‘America Oggi’, 30 agosto 2020, p. 2 dal titolo ‘Le verità nascoste’.
Concordo e ringrazio, era ora
Bruno sono nato nel 35,per quanto piccolo ho vissuto la guerra. Ho visto morire mio padre nel bombardamento inglese di Genova 9/02/41. Ho sulla pelle la paura che ci facevano tedeschi e fascisti. Questo ritorno del nostro governo e di molti Italiani all’estrema destra, al saluto al duce, mi rattrista, mi spaventa. Le tue righe equilibrate mi hanno aiutato. Grazie Umberto
Non riesco ad entrare. Potreste cortesemente farmene la possibilità ? Grazie
Gentilissima,
la mostra sarà visibile dal 6 aprile, cioè da domani.
Cordialmente
Dall’indice delle sezioni della mostra, CHE GUARDERÒ CON ATTENZIONE APPENA APERTA, scorgo delle “dimenticanze”, a mio modesto avviso, non di poco conto per capire l’origine delle rivendicazioni italiane su Istria e Dalmazia:
a) i secoli di storia dai Romani (progenitori degli italiani) alla Repubblica di Venezia (Italia),
b) dalla Repubblica di Venezia all’Impero Austro-ungarico,
c) dall’impero Austro Ungarico alla Grande Guerra e
d) dal 1918 al 1941…
Ottanta anni dall’invasione della Jugoslavia? Che sia la volta buona e finalmente le Istituzioni italiane, in primis il Presidente della Repubblica Mattarella, si assumano la responsabilità di dare voce ufficiale a tutti i crimini commessi dall’Italia e dalle sue truppe, a partire dall’aggressione a un Paese sovrano, ormai ampiamente documentati a livello storiografico? Lo speriamo fermamente anche se pari appelli, già inviati a precedenti Presidenti della Repubblica dalle ANPI della “fascia confinaria orientale” sono rimaste prive di riscontro. Anche la proposta di libri di testo scolastici comuni (italo-sloveni-croati), avanzata dal Presidente sloveno Borut Pahor, sulla scorta dell’esperienza franco-tedesca per le regioni di Alsazia e Lorena ha trovato sorde e mute le Istituzioni italiane. Grazie per questa iniziativa.
Prova a dire ai Francesi che devono lasciare l’Alsazia o che si sono comportati male coi tedeschi che vivevano lì e poi vediamo che succede.
O magari prova a fare un salto in un paese alsaziano: se gli abitanti locali stanno parlando tra di loro in dialetto (un dialetto tedesco), appena vedono uno straniero cominciano a parlare in francese tra di loro. Chissà perché.
A proposito di libri scolastici. Quelli croati sono molto interessanti. Anche in quelli scritti nelle lingue delle minoranze etniche come l’italiano c’è scritto: dobbiamo amare la nostra patria Croazia e dobbiamo difenderla a ogni costo anche con la guerra.
Sarebbe interessante proporre questi concetti anche nei libri scolastici italiani relativamente all’Italia. Se lo fa la Croazia, possiamo farlo anche noi. O no?
Oggi è il 6, ho provato a entrare nella mostra, mai mi chiede una password che non so a cosa si riferisca…
La presentazione è alle 17. Il link sarà reso visibile contestualmente.
Sarebbe utile per la coscienza nazionale anche predisporre una mostra simile per il periodo 1919-1945 riguardante le terre annesse con il trattato di Rapallo che illustri al cittadino medio un’altra pagina buia della storia patria. Per fortuna non ho provato di persona, ma i racconti dei bisnonni, nonni, paesani fanno rabbrividire. L’italianizzazione dei territori annessi veniva perseguita con metodo scientifico e brutale. Ancora oggi larga parte della popolazione delle zone di confine porta i cognomi italianizzati in modo coatto, testimonianza ancora viva di quel periodo. La Venezia Giulia è stata il laboratorio in cui è nato il virus che ha raso al suolo buona parte dell’Europa qualche anno più tardi, lasciandosi dietro milioni di morti. E preoccupa che questo virus è ancora ben vivo nel nostro paese…
Sarebbe utile anche studiare il periodo precedente, quello in cui i veneto-istriani, divenuti (da cittadini liberi della Repubblica di Venezia per Mille e cento anni) sudditi Austriaci, furono sottoposti a vere e proprie leggi razziali. Fu impedito di parlare l’istroveneto, furono interdetti da tutti i posti ‘statali’, fu loro impedito perfino di diventare maestri di scuola: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.» (Francesco Giuseppe I d’Austria, consiglio della Corona del 12 novembre 1866. Uno dei diversi editti). Furono date tutte le facilitazioni all’etnia slava (allora il 41% c.ca di contro agli ex cittadini della Repubblica di Venezia di lingua istriota che erano il 36% c.ca) e fu istigato l’odio razziale in particolare contro i veneto-istriani che guardavano al Veneto, divenuto Italia (con la terza guerra d’indipendenza), come alla Terra promessa che poteva liberarli dal giogo. Purtroppo l’Italia, anziché la liberazione portò il fascismo e leggi razziali contro gli slavi, questa volta. I veneto-istriani nei cento anni di vessazioni e umiliazioni austriache non si erano arresi: privati di possibilità di carriere statali, oppressi da tasse ingiuste, si erano creati alternative. Avevano trasfuso nei figli il loro sapere e la loro storia. Nella Repubblica di Venezia si parlavano/scrivevano tre lingue ufficiali: veneto, latino, italiano. Mantennero nei loro figli tradizioni e lingue. Strinsero la cinghia fino all’impossibile, ma mandarono i figli a studiare a Padova. Ritornarono a casa medici, farmacisti, lavoratori autonomi e libero professionisti. L’Italia fece di questa etnia coraggiosa il proprio capro espiatorio. Li vendette ai criminali prima e, con Osimo, alla Jugoslavia di Tito poi. Fu complice del loro genocidio tramite il negazionismo, caricò su di loro i propri crimini fascisti. Un colpevole è catartico per un popolo incapace di ammettere i propri crimini. Se poi è un’etnia intera da immolare, la catarsi è completa. La peggiore parte nel genocidio veneto-istriano non la rivestono i macellai slavi, quelli delle foibe, di Vergarola (volta a sterminare bambini e ragazzi che partecipavano ad gara di nuoto), dei veneto-istriani legati e con pietre al collo e fatti affondare su barche bucate, e ci si ferma qui perché il museo degli orrori sarebbe lungo. La peggiore parte la riveste l’Italia perché peggiore del genocidio è il memoricidio. L’Italia per settant’anni si è impegnata a voler cancellare la memoria delle vittime, falsando la verità, ostacolando ogni possibilità di giustizia, deridendo lo strazio, impedendo alle vittime di piangere. La Storia, che non perdona, un giorno verrà scritta perché, se i criminali dimenticano, le vittime non dimenticano. Mai.
E’ possibile avere la password? Come posso fare? Grazie!!
La presentazione è alle 17. Il link sarà reso visibile contestualmente.
E’ difficile riuscire a esporre un discorso critico sul comportamente delle nostre truppe, quando non solo i nostalgici della dittatura, ma anche la grande maggioranza dei contemporanei, navigano negli entusiasmi ad ogni costo per la propria nazione, per l’orgoglio patriottico, adatti a tutte le occasioni. Prepariamoci a belle polemiche con i peggiori ciechi e sordi.
Segnalo la presentazione libro di Davide Conti ricercatore archivio storico del senato della Repubblica su Roatta a cura ANPPIA di Torino: https://m.youtube.com/watch?v=TZG9m6wF_Bw&feature=share
non riesco a collegarmi…. mi chiedono una password che non ho e non so come acquisire. Potete aiutarmi?
Gentilissimo,
come scritto già in risposta ad altri commenti precedenti, occorre aspettare l’inaugurazione della mostra, che sarà alle 17.
Complimenti. Inviatemi mail sulle vostre iniziative e link al sito.
La commissione Luigi GASPAROTTO del 1947,con la guerra da poco terminata,ha detto quello che allora doveva necessariamente dire!!! Perchè NON ripeterla oggi,per analizzare a sangue freddo quanto realmente e veramente è accaduto nell’allora terra jugoslava???
Comunque sia,gli efferati crimini perpetrati a danno degli Italiani,che nulla avevano a che dire o fare con la guerra allora in atto,in particolar modo su inerme innocenti piccole creature,gettate ancor vive nelle foibe,NON può umanamente nè tantomeno POLITICAMENTE GIUSTIFICARE affatto i titini,TUTT’ALTRO SONO DA CONDANNARE E MAI FATTO CON VERI ATTI!!!!!!
Vi segnalo un delicato e tragico documentario, girato da Dorino Minigutti, sul campo di prigionia di Gonars: Oltre il filo. Penso meriterebbe trovar posto nella mostra tra i video da poter consultare on-line Il telefono di Minigutti è 338 2437076 dorino.minigutti@agherose.com
Era ora, sono nato e vissuto per parecchio tempo nel comune di Gonars, pochi sanno la storia del campo di concentramento in cui perirono 500 slavi fra donne bambini e vecchi.
Ogni anno una delegazione slava di Wrhnika (località vicina a Lubiana) ed alte autorite slovene commemorano i propri concittadini periti nel campo con interventi sia nel ossario del cimitero di Gonars (ove riposano) sia nello spazio adiacente la statale Napoleonica ove sorgeva il campo
E’ ora di dispiegare il velo pietoso che copre le nefandezze che noi Italiani abbiamo compiuto nei confronto degli Slavi, Croati, ecc. nella seconda guerra mondiale.
Voglio qui pubblicamente ringraziare le storiche Claudia Cernigoi ed Alessandra Kersevan per le loro ricerche, studi e pubblicazioni su tutto il contesto “Il confine orientale”
Ottima iniziativa, finalmente. Mi sono chiesto molte volte il perché dell’orrenda violenza delle foibe. Ora la storia è un poco più chiara!
COMPLIMENTI PER LA MOSTRA, SPERIAMO SERVA A FARE CHIAREZZA DEFINITIVAMENTE SUL NS PASSATO.
I LIBRI DI STORIA DELLE SCUOLE DEVONO PRENDERNE ESEMPIO.
PS: della mostra sarà previsto un testo cartaceo.?
Finalmente una bella ed interessante Mostra sull Italia imperialista con i crimini che tutto questo ha comportato.
Grazie a Tutti i Curatori
Finalmente si scopre una delle più brutte pagine della nostra storia. Ovviamente questo non giustifica in alcun modo le foibe che rimangono sempre un orrore.
Avevo una zia che abitava a S.Croce di Aidussina e mi diceva sempre che anche noi (Italiani) avevamo il nostro peso sulla coscienza. non volevamo solo che se ne parlasse.
Purtroppo non ho potuto assistere alla vostra iniziativa. Ma vi ringrazio comunque perché da appassionato di storia penso che negli ultimi 20 annisi siano fatti passi da gigante. La ricerca storica ha fatto emergere i fatti acclarati e documentati.
Questo sforzo non deve cessare perché il tentativo di addossare le colpe sempre ai titini e mai a noi italiani che abbiamo invaso la Jugoslavia insieme alle truppe naziste, ungheresi e bulgare è un’operazione ideologica di tanti italiani che non sanno e non hanno studiato i documenti, o che fanno finta di non sapere per sostenere false teorie lontane anni luce dai fatti, che attestano il sistema della terra bruciata con i civili e le deportazioni nei campi, le fucilazioni ed i morti per lo più civili per inedia.
Grazie, grazie, grazie.
Ottima iniziativa storica, soprattutto per i tanti che, per interessi politici di parte, si sono “dimenticati” di quel periodo, per raccontare, distorcendola, un’altra storia di “brava gente”, che però aveva invaso un Paese per sottomettere un popolo, con la violenza, che a noi italiani non aveva fatto niente.
Come figlio di un ufficiale del regio esercito che partecipò all’invasione delle terre dei croati, serbi e sloveni ricordo le sue parole sul grave errore politico/militare di tale spedizione, in pratica disastro annunciato facendo esplodere l’odio e l’ invidia sulla ricchezza degli italiani in quelle terre e tranne pochi rari casi venivano da questi visti come padroni occupatori anche prima del conflitto. Poi mi ha descritto scenari terribili con chilometri di viali alberati sui quali erano impiccati ad ogni ramo i partigiani catturati e subito fucilati. Dulcis in fundo l’8 Settembre, un re inetto in fuga che lascia l’esercito senz’ ordini ed in balia di se stesso abbandonandolo al suo destino. Si doveva mandare la marina sulla costa dalmata per salvare il corpo d’armata come gli inglesi a Dunkerque, L’Adriatico è lungo ma stretto. Molti ufficiali superiori sono stati i primi a spogliarsi delle divise per rientrare anonimamente in patria ma la scena più tremenda l’ha vista alla periferia della sua amata Fiume dove in un posto di blocco a Susak una partigiana ha disarmato da sola l’intero corpo d’armata in rotta definendolo con tutti gli epiteti peggiori conoscesse in italiano!
Alla base del mio interesse per le vicende in Jugoslavia sta il prezzo di sangue che pagò la mia famiglia.
Il primogenito, mio zio, classe 1921 fu arruolato nei Carabinieri Reali e durante l’invasione già nel giugno 1941 cadde disperso, presumibilmente in Slovenia. Mio papà che allora aveva 9 anni compiuti mi racconto’ che mia nonna ebbe un sogno premonitore “Erminio è morto!”. Arrivò la notizia e furono spedite ai miei nonni delle foto delle esequie militari che vennero sempre custodite come reliquie. Oltre 40 anni fa’ mia zia, essendo un curioso, me le fece vedere: erano foto in formato abbastanza piccolo con la cerimonia in un piccolo cimitero con croci in legno tipici dei paesi slavi. Le bare erano 3, ma mi sto affidando ai miei ricordi perché quelle foto da allora non le ho più riviste. Mi colpì la presenza nel cimitero di tanti militari. Che la cerimonia fosse per dei Carabinieri tra cui mio zio ne sono certo perché erano presenti militari con il tricorno in panno grigio verde in uso ai Carabinieri mobilitati in zone di operazioni.
Scrivo queste cose con la speranza che qualcuno dei discendenti degli altri militari caduti o di chi scattò le foto possa dare informazioni sui luoghi, le date i fatti accaduti e vi ringrazio per l’opportunità che mi date.
Mi preme sottolineare che i frutti della ricerca storica di ciò che accadde in Jugoslavia fanno chiarezza e aiutano ad improntare nuove relazioni di amicizia con Sloveni, Croati, Montenegrini e Serbi. Opera iniziata con la presidenza Ciampi e proseguita da Napolitano e Mattarella. Essere europei ci aiuta a coltivare un futuro di pace e collaborazione tra i nostri popoli.
Infine ringrazio Raoul Popa che ho potuto vedere ed ascoltare a “Passato e presente” su RAI storia.
Scusandomi per la lunghezza vi ringrazio ancora per la vostra iniziativa
E’ un mostra veramente molto interessante, la sto seguendo con attenzione: non sapevo assolutamente nulla di tutto cio’ (e ho 66 anni …). Credo che andrebbe diffusa nelle nostre scuole superiori, questo sarebbe sicuramente il modo per permettere alla nostra societa’ di crescere e di far crescere le generazioni nel rispetto degli altri e nella coscienza di che cosa significhi la pace. Stupendo il documentario:
Documentario Strah ostane (La paura resta), sottotitolato in lingua inglese, di Dušan Moravec e Saša Petejan, RTVSLO, 2014
che putroppo si interrompe al minuto 25:12 ! E’ possibile vederlo fino alla fine? Auspico vivamente che venga doppiato in italiano e diffuso nelle scuole. E’ un documento eccezionale! Grazie per questa stupenda mostra.
Complimenti per la bella mostra e grazie per la preziosa opera di divulgazione
Vedo che nessuno ha potuto dire niente per confutare quello che ho scritto, solo lagne e insinuazioni pseudomoralistiche. Segno che la Storia – quella vera, non quella di propaganda – i signori commentatori non la conoscono.
Mi rivolgo a loro.
Sapete quante migliaia di sloveni, croati, serbi, montenegrini sono stati ammazzati dai Titini? Cioè da altri Iugoslavi?
Sapete che i partigiani di Tito denigravano gli ebrei sopravvissuti alle deportazioni tedesche grazie agli Italiani (questa non la sapevate, vero?) e desiderosi di andarsene in Occidente?
Sapete che la Iugoslavia nel 1918 pretendeva e in parte ottenne (Dalmazia) terre abitate da Italiani?
Mi potete spiegare perché la colpa è sempre degli Italiani cattivoni aggressori e mai degli altri che aggrediscono, invadono e ammazzano gli Italiani?
Mi potete dire chi è che dal 1945 fa le lodi degli Italiani invasori? Presentatemelo, per favore.
Lo sapete che anche Ferruccio Parri nel 1945 fu interessato alle vicende delle foibe?
Vi viene in mente che l’Italia ha già amplissimamente riconosciuto e pagato per le colpe della guerra, perdendo un pezzo di territorio nazionale (per voi roba da niente, suppongo) da cui almeno 200.000 persone sono dovute andarsene senza poter portare quasi niente con loro e vivendo in miseria per anni e anni in squallidi campi profughi?
E che l’oblio c’è stato su questo, non sulla guerra (tutti sanno che l’Italia ha fatto la guerra per via del fascismo e ha perso)?
Mi potete spiegare che colpa ha chi è nato nei decenni dopo il 1945, delle guerre scatenate prima della sua nascita?
Lo sapete che esiste una cosa chiamata pietas, o anche solidarietà nazionale, per cui non si gode nel parlare male del proprio Paese e dei propri connazionali? All’estero lo sanno tutti, e si guardano bene dal mettere in mostra le proprie magagne nazionali. Gli unici che lo fanno sono gli italiani.
Lo sapete che la guerra non l’ha inventata il fascismo?
Speriamo che un giorno qualcuno faccia una mostra, per esempio, sugli orrori dell’invasione longobarda in Italia e che i Longobardi chiedano scusa. Ah, già: ma dove li troviamo?
IL FATTO E’ CHE IL NAZIONALISMO E’ VELENO: SIA QUANDO SI PRESENTA SOTTO LA MASCHERA DEL FASCISMO , DEL NAZISMO, DEL FALSO SOCIALISMO ( TITINO O STALINIANO) , O CON L’ABITO APPARENTEMENTE BELLO DELLO STATO LIBERALE. E QUESTO VELENO CHE COVA SOTTO LA CENERE DELLA SOCIETA’ CAPITALISTA, E’ SEMPRE PRONTO A INVESTIRE LE MASSE. MA NON RIEMERGE DA SOLO, VIENE FATTO RIEMERGERE CON FORZA ALLA BISOGNA , OGNIQUALVOLTA ACUISCONO LE CONTRADDIZIONI DI QUESTO SOCIETA’ CONTRADDITTORIA E REGRESSIVA. OGNI QUALVOLTA VANNO IN CRISI GLI ORDINI E GLI EQUILIBRI TRA LE POTENZE, DA CUI SI ARRIVA A IDEOLOGIZZARE LAVORATORI E PROLETARI CHE DOVREBBERO METTERSI CONTRO LAVORATORI E PROLETARI DI ALTRI PAESI. MA QUEST’ULTIMI POSSONO SALVARE LORO STESSI E TUTTA L’UMANITA’ SOLO UNENDOSI , AL DI LA’ DI ETNIE, RELIGIONI, NAZIONI ..APPUNTO.
…..Ma se la guerra non l’ha inventata il fascismo (certo che no visto che insita nell’uomo) mi spieghi perché abbiamo invaso la Somalia, l’Eritrea la Russia, la Grecia e l’Albania e dulcis in fundo la ex Yugoslavia?
e mi speghi anche, visto la tua verve italica perché abbiamo invaso la Russia, ci avevano dichiarato guerra? E perché oggi si glorifica quella spedizione intrisa di sconfitte, umiliazioni, rese, e vergogna (….italiani brava gente?)
Ho appreso per la prima volta, in modo approfondito, dell’invasione italo-tedesca del Regno di Jugoslavia nel 1941 quando mia figlia, una quindicina di anni fa, studentessa universitaria, ha preparato una tesina su tale argomento nell’ambito del corso di storia contemporanea. Da allora,incuriosito, ho letto diversi libri scritti da storici sulla guerra nei Balcani. Ringrazio il chiarissimo prof. Pupo per questa interessante mostra che divulga pagine della nostra storia poco conosciuta dall’opinione pubblica.
A questo proposito vorrei citare una frase del giovane storico e ricercatore Davide Conti, pronunciata a conclusione della presentazione di un suo recente libro, che mi ha particolarmente colpito: “bisogna ritrovare l’orizzonte di senso della storia per essere anche sufficientemente indipendenti quando è lo Stato a decidere quale memoria selettiva adottare come ricostruzione del nostro passato, perché in quella maniera sceglie anche l’informazione del nostro vivere nel presente”.
Senza verita’ e giustizia non c’e’ futuro, non c’e’ rispetto per le vittime, per le distruzioni e il dolore arrecato. E questo accade tuttora quando si strumentalizzano in modo scandaloso quegli eventi. La verita’ e’ sempre complessa, contiene delle contraddizioni, ci pone degli interrogativi, ma e’ unica.
E ognuno e’ responsabile delle proprie azioni, o della propria indifferenza e dell’onesta’ con cui affronta i fatti.
Il 6 aprile 1941 era domenica, ma domenica delle Palme e non domenica di Pasqua. In quell’anno la Pasqua cattolica cadeva il 13 aprile e la Pasqua ortodossa il 20 dello stesso mese.
Gentile sig. PIGNATARO, l Italia ha aggredito e invaso la JUgoslavia ; non siamo stati mai attaccati nè da russi ne’ da slavi. Lei che conosce bene la storia, mi puo’ cortesemente spiegare perche’ abbiamo invaso popoli che non ci avevano fatto nulla ?
un saluto