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Il piano Marshall e il centrismo. Il patto tra Stato e industria del 1948 di Carlo Spagnolo pubblicato su Italia Contemporanea n. 216 , settembre 1999

Il saggio, che fa uso di documenti italiani e americani, vuole mostrare che la stabilizzazione politica anticomunista si comprende nelle sue determinanti di fondo a partire dal suo rapporto con la politica internazionale. Dal giugno 1947 in poi il piano Marshall costituì il quadro entro cui si iscrisse la formulazione del centrismo e di tutta la politica degasperiana. L’esito delle elezioni del 18 aprile 1948 fu influenzato dall’approvazione legislativa del piano statunitense. La definizione e la dinamica del centrismo fu segnata dalla decisione di reintegrare rapidamente il paese nel mercato occidentale secondo le regole stabilite a Bretton Woods. Il ruolo di mediazione della Dc e l’esigenza di estenderlo costantemente furono in gran parte causati dall’estrema difficoltà di conciliare l’integrazione nel mercato mondiale con una struttura socio-economica arretrata e dualista. Il divario tra il paese e il blocco occidentale impose al governo di sviluppare una mediazione tutta politica basata sull’intervento pubblico e gli aiuti statunitensi. Il problema, presente sin dal 1945, divenne però drammatico dopo la definitiva rottura tra i due blocchi in occasione del piano Marshall, per le sue speciali ripercussioni nel rapporto tra classe operaia e il resto del paese. Le dinamiche di fondo e le principali contraddizioni del centrismo si rifletterono nella tensione tra una politica repressiva di "integrazione negativa" della classe operaia e una politica riformista che mirava, invece, a un’"integrazione positiva" dei ceti subalterni. Onde evitare la perdita della propria centralità (all’interno del paese e rispetto agli Usa), la Dc evitò o impedì qualsiasi scelta produttiva che, accelerando molto la modernizzazione, potesse sciogliere a suo danno la tensione con la classe operaia. L’uso dei fondi del piano Marshall in Italia riflette dunque motivazioni eminentemente politiche. Tra esse rientrava un patto implicito tra la Dc e gli imprenditori per un basso prelievo fiscale e il ritorno al profitto tramite gli appalti pubblici.


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