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Spesa pubblica o consumi privati? Verso una re-interpretazione dell'economia italiana postbellica di Giuseppe Maione pubblicato su Italia Contemporanea n. 231 , giugno 2003
È diffusa l’opinione secondo la quale l’economia italiana postbellica sarebbe stata caratterizzata da una crescita impetuosa, ma viziata da serie distorsioni. In luogo dei consumi "civili" e socialmente rilevanti, quali ospedali, scuole, trasporti pubblici, avrebbero avuto eccessivo rilievo i consumi privati, e in particolare quelli definiti come "opulenti", vale a dire automobili, elettrodomestici, case di proprietà. In realtà è possibile dimostrare, sulla base di un confronto con altri paesi europei, che l’Italia degli anni cinquanta e sessanta fu il fanalino di coda nello sviluppo di settori che a buon diritto possono essere considerati come "moderni", in quanto comparti trainanti in tutte le economie evolute. E che soltanto con un ritardo di dieci o venti anni essa ha potuto allinearsi, su questo terreno, con i partner della Cee. È forse lecito ipotizzare che gli squilibri sociali e l’instabilità politica che hanno segnato la nostra storia del dopoguerra abbiano a che vedere con tale ritardo economico e produttivo.