Abstracts della rivista
Il romanzo della Vespa di Andrea Rapini pubblicato su Italia Contemporanea n. 244 , settembre 2006
Questo saggio si propone di ricostruire la genesi di un’idea: lo scooter Vespa, presentato ufficialmente al mercato nel 1946 dalla Piaggio di Pontedera. Nella prima parte si racconta l’autonomizzazione di un campo internazionale degli scooter tra Europa e Usa nel corso del Novecento. Un campo che, distintosi dai motocicli per caratteristiche proprie, poteva già vantare prima del 1945 numerosi esemplari conosciuti anche in Italia. Nella parte centrale si dimostra l’esistenza di alcuni scooter italiani prima della comparsa della Vespa e soprattutto si porta alla luce un discorso pubblico polifonico sulla necessità di fabbricare una "moto del popolo" alla fine degli anni trenta. Una delle voci più incisive e influenti che sostengono l’importanza di una moto utilitaria fu Renato Tassinari, direttore di "Il Littoriale", consigliere nazionale della Camera dei fasci nella Corporazione della carta e della stampa e grande ammiratore della Germania nazista. Tassinari — assunto nel dopoguerra dalla Piaggio in qualità di direttore della rivista aziendale — può considerarsi l’anello di congiunzione tra la Vespa e gli scooter della stagione antecedente al 1945. Nella parte finale si sottolineano le grandi qualità imprenditoriali della Piaggio già durante gli anni trenta, il buon livello tecnologico delle sue officine e la vocazione di lungo periodo alla diversificazione nell’ambito del settore dei trasporti. Qualità, queste, che consentirono il salto indolore dall’aeronautica ai motoscooter dopo il 1945. Tuttavia, il tassello di chiusura per comprendere la genesi dell’idea è la storia della traiettoria sociale dell’ing. Corradino D’Ascanio, l’inventore della Vespa. Il saggio riassume insomma tutte le condizioni di possibilità, interne ed esterne all’impresa, per la nascita del più famoso scooter del mondo.