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Il sindacalismo confederale nei due bienni rossi di Fabrizio Loreto pubblicato su Italia Contemporanea n. 238 , marzo 2005

Il saggio analizza il ruolo svolto dalle confederazioni sindacali durante i "due bienni rossi" del Novecento italiano (1919-1920 e 1968-1969). Nella premessa vengono affrontate alcune questioni preliminari: i limiti e le potenzialità della comparazione tra due fasi molto diverse della storia nazionale; la parzialità del punto di vista confederale, che coglie solo in parte la complessità del soggetto "sindacato"; i problemi interpretativi posti dalla storiografia più recente. Utilizzando una periodizzazione simile per i due bienni, lo studio ripercorre le vicende sindacali del primo dopoguerra e della fine degli anni sessanta concentrando l’analisi sui due temi che, secondo l’autore, evidenziano le profonde differenze tra due modelli di sindacato: il rapporto con le forze politiche e il potere sindacale nei luoghi di lavoro. Da questo punto di vista, il "primo biennio rosso" mostra un sindacato debole, costretto ad accettare in modo pragmatico un movimento ampio e articolato di lotte bracciantili e operaie, che vede con crescente diffidenza e ostilità il ruolo e la natura dei Consigli di fabbrica, che subisce la dura intransigenza padronale soprattutto sul versante decisivo dell’organizzazione del lavoro. Una delle ragioni primarie di tale debolezza risiede nella rinuncia ad assumere un ruolo politico non solo nei confronti della controparte datoriale, ma anche verso partiti e istituzioni dello Stato liberale; permane, anzi si accentua, quella "naturale" divisione dei compiti con il partito che limita in modo pesante l’efficacia dell’azione sindacale. Questa situazione si ribalta proprio nel "secondo biennio rosso" quando il sindacato, raggiunta per la prima volta nella sua storia una condizione di reale unità, riesce a fare propri molti dei temi sollevati dalla contestazione giovanile e acquisisce un potere senza precedenti sia nelle fabbriche che nella società. Il sindacato si trasforma in un nuovo soggetto politico maturo, dotato di un programma generale di trasformazione della società italiana non semplicemente redistributivo, ma centrato sull’estensione e sullo sviluppo dei diritti di cittadinanza.


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