La strada nel bosco LIVE
“TI PORTO AL PARRI”
Giovedì 30 novembre, h. 19.30
Casa della memoria, Via F, Confalonieri 14, Milano
LA STRADA NEL BOSCO LIVE
50 minuti di musica e racconti sull’8 settembre 1943 | con Daniele Bettini e Martina Ghezzi voce narrante | in collaborazione con Radio Popolare | performance live tratta dall’omonimo podcast.
80 anni dopo, una rievocazione di come gli italiani e le italiane vissero (e raccontarono) l’annuncio dell’armistizio, le ore e le giornate successive l’8 settembre 1943: testimonianze, diari e racconti per mettere in luce e riordinare le differenze geografiche, di genere, di età che accompagnarono un momento dai sentimenti fortemente contrastanti, in cui tutto sembrò cambiare: dall’attesa fine della guerra si passò all’occupazione tedesca in pochi giorni (ma in alcune zone sono ore) e soprattutto all’organizzazione spontanea di migliaia di gesti di aiuto, solidarietà, soprattutto da parte di donne, per aiutare, salvare, nascondere, cominciare a resistere.
Lo spettacolo, tratto dall’omonimo podcast, si intitola “La strada nel bosco” come la canzone che precedette sulle frequenze radiofoniche dell’Eiar il proclama del maresciallo Badoglio delle 19.43 del 8 settembre 1943. L’annuncio dell’armistizio, o meglio della resa dell’Italia fascista, arrivò infatti all’ora di cena e gettò italiani e italiane nella gioia della possibile fine della guerra, nella speranza del ritorno di figli e mariti dal fronte e, allo stesso tempo, nella paura del domani: cosa avrebbe fatto l’alleato tedesco che già abbiamo in casa con le sue panzer division?
“Badoglio avrà pensato a tutto” è il pensiero di molti. E invece è lo sbandamento: i piani preparati in caso di fine delle ostilità non vengono attuati, la monarchia pensa a salvare se stessa, i comandi militari non sono uniti, coordinati, capaci. I soldati al fronte in Grecia, Yugoslavia, Albania, Nord Africa e nelle colonie vengono abbandonati senza ordini e rifornimenti. Con le tragiche conseguenze degli eccidi di Cefalonia e in altri avamposti in Grecia e Yugoslavia e della deportazione di massa dei soldati italiani (quasi 600mila gli “internati militari”). Nelle caserme in Italia ciascuno deciderà che fare. Chi non fugge viene preso dai tedeschi già dalle prime ore del giorno, specialmente nel Nord, per continuare a combattere o diventare “schiavi del Reich”, lavoratori coatti.
Allo sfacelo della retorica guerriera fascista (e monarchica) fa da contrappeso il protagonismo popolare manifestatosi già il 25 luglio con la destituzione e l’arresto di Mussolini. Non tanto e solo il tumulto di piazze e paesi per dire “la guerra è finita” ma soprattutto la comprensione immediata della solitudine in cui si è stati abbandonati e del rischio della guerra gli uni contro gli altri. Per prime le donne che andarono a implorare i tedeschi di aprire i vagoni piombati con dentro i soldati, ad aprirli loro stesse, a nascondere, vestire e nutrire i fuggiaschi. La speranza, la stessa in ogni dove: “che qualcuno faccia lo stesso con i miei”. Poi le prime resistenze, con la presa delle armi nelle caserme, l’organizzazione delle reti.
Nelle prime ore si vedono già all’opera gli antifascisti, i pochi attivi, che provano a indirizzare le piazze verso le caserme per prendere le armi, per resistere ai tedeschi, per organizzarsi per prendere paesi e città. Porta San Paolo a Roma sicuramente è l’episodio più noto, ma anche a Bolzano, Venezia, Trieste, Vicenza, Piacenza già occupate dai tedeschi che hanno ammassato truppe nelle settimane precedenti, la Resistenza è già cominciata.
Ascolterete tutto ciò così come è stato scritto in diari, memorie, testimonianze, libri tratti dagli archivi dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri e di molti Istituti storici della resistenza, dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, dai fondi della Rai e de l’Unità.
Tutte queste voci diventano un coro che ci offre diversi spunti su chi siamo ancora oggi, come popolo, e su come la memoria, il racconto della storia e della cultura del nostro paese abbia bisogno di essere continuamente curato, conservato, ascoltato e riproposto e questo grazie agli Istituti storici della Resistenza e alla passione di chi ci lavora e collabora. È un fatto politico che ci permette di sapere chi siamo e da dove veniamo e per chi vuole ascoltare, illumina il presente e il domani.
Martina Ghezzi
Vive a Milano, ma nasce a Bergamo. Durante i primi anni di liceo incontra il teatro che da allora la accompagna accanto agli impegni universitari e lavorativi. Inizia il suo percorso a Bergamo, lo perfeziona alla scuola Teatro Colli di Bologna e attualmente è allieva presso MTM Grock, a Milano. Studia con Alberto Salvi, Alessandra Cortesi e Claudia Coli. Negli ultimi anni si avvicina al teatrodanza grazie all’incontro con Lara Guidetti e la compagnia Sanpapié.
Daniele Bettini
Daniele Bettini nasce a Milano il 17 febbraio 1994. Si avvicina alla musica cantando all’età di sei anni per scoprire in seguito il pianoforte ed entrare nel conservatorio G. Verdi di Milano durante il primo anno di ginnasio. Ha fatto parte del “Coro delle voci Bianche” cantando per il Teatro alla Scala. Oltre alla musica classica i suoi interessi vertono sulla composizione di brani originali, talvolta scritti di getto, talvolta più elaborati, ma sempre nel tentativo di esprimere sé stesso al meglio. Nel 2011 ha ricevuto un riconoscimento durante il festival “Gadda Prize” dall’università di Edimburgo per una composizione originale in onore dello scrittore. Si è esibito nel 2013 al Museo del ‘900 e, nel 2016, alla Villa Reale di Monza. Ha partecipato a luglio del 2018 alla rassegna pianistica “Sunset terhapy” al BASE di Milano.
La strada nel bosco – podcast
Realizzato da Radio Popolare, Istituto Nazionale Ferruccio Parri e Isrec Bergamo, con la collaborazione degli istituti di Sesto San Giovanni, Pavia, Lodi, Sondrio, Vicenza, Modena, della Fondazione Memoria della Deportazione e dell’Archivio nazionale diaristico di Pieve Santo Stefano. A cura di Claudio Jampaglia ed Elisabetta Ruffini.