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L’Istituto nazionale patrocina “Il violino di Auschwitz”

Anche ad Auschwitz, Terezìn e Mauthausen si suonava, si cantava e si componeva musica. Di fronte alla sola prospettiva della morte i musicisti non rinunciavano alla loro passione, arrivando talvolta a partecipare ad orchestre, come ad Auschwitz, scrivendo note e canzoni nelle condizioni più disperate, cantando ninna nanne ai bambini come la straordinaria Wiegala scritta da Ilse Weber.

Nei lager nazisti la musica ha avuto un ruolo di esaltazione dell’orrore e annientamento della dignità umana. Era continuamente suonata scandendo i ritmi dei prigionieri durante le marce verso i campi di lavoro, nelle adunate, durante le esecuzioni e per l’intrattenimento degli ufficiali. Perché, per i detenuti, fare musica o cantare significava ritrovare la dignità violata e, in molti casi, vivere.

Il violino di Auschwitz, 9° album di Barabàn, è un disco sull’Olocausto; nelle 13 tracce del CD realizzato in oltre tre anni di lavoro, il gruppo milanese riprende parte dei brani che compongono la scaletta dell’omonimo spettacolo multimediale che da tredici anni porta sui palcoscenici italiani. Uno spettacolo intenso, che fa pensare. Anche sulle tragedie del nostro tempo.

Accanto ai musicisti di Barabàn – Vincenzo Caglioti agli organetti diatonici, Aurelio Citelli alla voce solista, tastiere, fisarmonica, bouzouky e percussioni, Giuliano Grasso al violino e voce, Maddalena Soler alla voce solista e violino, Alberto Rovelli al contrabbasso e voce, Antonio Neglia alle chitarre, bouzouky e voce – hanno partecipato alle registrazioni anche i clarinettisti Gianluigi e Matteo Midali, direttore e musicista del Corpo Bandistico di Rosate, il giovane violinista Francesco Grasso e Paolo Ronzio, chitarrista di Barabàn dal 1985 al 2020.

L’album si apre con Capelli di cenere, una composizione di Aurelio Citelli tratta dalla poesia di Paul Celan Todesfuge (Fuga di morte) testo che, pur senza mai citare i campi, è divenuto l’emblema poetico della riflessione critica sull’Olocausto. Si parla di una Margarete dai «capelli d’oro» (prototipo della ragazza tedesca, con riferimento a un personaggio del Faust, di Goethe) e di una Sulamith dai «capelli di cenere», la fanciulla ebrea cantata nel Cantico dei Cantici che, con i suoi capelli bruciati nel forno crematorio, diventa il simbolo di tutti gli ebrei uccisi nei campi. Arricchisce il brano una citazione del tradizionale klezmer Araber Tanz.

Nella suite strumentale Bublichki Ma Yofus, quest’ultimo uno dei più conosciuti brani del moderno genere klezmer, emergono con particolare intensità i clarinetti di Gianluigi e Matteo Midali affiancati in Ma Yofus dall’organetto diatonico di Vincenzo Caglioti che, suonato con grande virtuosismo, sembra quasi dialogare con i due fiati.

È ancora l’organetto di Caglioti a introdurre e a condurre con i violini di Francesco e Giuliano Grasso la Hora Tiganeasca (danza degli Zigani), un brano del folklore gipsy particolarmente accattivante. Le numerose musiche da danza (di origine klezmer, rom o gipsy, chassidica o di tradizione resiana) presenti nel disco si avvalgono della solida e raffinata base ritmica costruita dalle chitarre di Antonio Neglia e Paolo Ronzio, dal contrabbasso di Alberto Rovelli e dalle percussioni, acustiche e digitali usate da Citelli.

Tra i brani vocali del CD, oltre all’inedita Capelli di cenere, si segnalano quelli cantati da Maddalena Soler: la famosa Andonis (con testo di Iakovos Kambanellis e musica di Mikis Teodorakis) nell’originale versione in lingua greca, la popolare Die Moorsoldaten (inno della Resistenza tedesca) eseguita in tedesco e in italiano a testimonianza del suo carattere internazionale, e  la struggente Wiegala una ninna nanna che la compositrice e autrice di libri per bambini Ilse Weber cantò l’ultima volta nell’ottobre del 1944 prima di entrare nelle “docce” di Auschwitz insieme al figlio Tommy e altri bambini.

In Set Klezmer  sono i violini di Giuliano Grasso e Maddalena Soler a riportare l’ascoltatore nel freddo dei campi: i due violini, in solitudine, eseguono in sequenza una Sherele e una danza di matrimonio degli ebrei ungheresi: musiche delle comunità ebraiche dell’Europa dell’est scomparse a causa dei numerosi pogrom e cancellate definitivamente dalla shoah.

I temi dell’indifferenza (da contrastare) e della trasmissione della memoria compaiono ne Il capretto (Dona, Dona)  brano che Herbert Pagani compose nel 1966 riprendendolo dalla famosa Dos kelbl scritta dal musicista ebreo Sholom Secunda su una canzone popolare polacca. Dice il testo ripreso da Barabàn: “Ti racconto questa storia/ perché un giorno pure tu/ dovrai fare l’impossibile/ perché non succeda più”. Una lezione.

Dopo un omaggio a Goran Bregovic (Lullaby, ninna nanna), ancora a Kambanellis e Theodorakis (Asma Asmaton) e al partigiano genovese Marollo (Il viaggio di Marollo/ Battare prosciutto), il CD si chiude con una suite di quattro Danze resiane (Ta Bantava, Ta Solbaska, Pravimi no pravico, Ta lipavska) per ricordare come la violenza nazista, quasi sempre sorretta dal fascismo, colpì pesantemente anche le comunità alloglotte del Friuli orientale deportate negli speciali campi di concentramento “per slavi”.

Il violino di Auschwitz chiude la trilogia che Barabàn ha dedicato ai conflitti e ai drammi del Novecento. Avviato nel 2005 con il DVD Venti5 d’Aprile. Suoni, immagini e memorie per la Resistenza, il progetto era proseguito nel 2015 (Centenario dell’entrata nella Grande Guerra dell’Italia) con il CD Voci di trincea. Concerto per la Grande Guerra.

L’album è dedicato a Liliana Segre.

Tracklist

  1. Capelli di cenere
  2. Bublichki / Ma Yofus
  3. Andonis
  4. Hora Tiganeasca
  5. Die Moorsoldaten
  6. Set Klezmer
  7. Un capretto (Dona, Dona)
  8. Hasidic Waltz
  9. Wiegala
  10. Lullaby
  11. Il viaggio di Marollo/ Battare prosciutto
  12. Asma Asmaton
  13. Danze resiane

Total time: 45 min.

Musicisti

Vincenzo Caglioti: organetti diatonici, voce
Aurelio Citelli: voce solista, tastiere, fisarmonica, bouzouky, percussioni
Giuliano Grasso: violino, voce
Antonio Neglia: chitarra acustica e classica, bouzouky, voce
Alberto Rovelli: contrabbasso, voce Maddalena Soler: voce solista, violino
con
Francesco Grasso: violino
Gianluigi Midali: clarinetto
Matteo Midali: clarinetto
Paolo Ronzio: chitarra acustica

Registrato al Barabàn Digital Studio (Gaggiano MI, Italia) tra il 2020 e il 2023.
I clarinetti di Bublichki / Ma Yofus sono stati registrati nella Sala prove del Corpo Bandistico di Rosate.
Lullaby è stata registrata all’Auditorium San Dionigi di Vigevano (PV) il 30 gennaio 2022.
Registrazione e missaggio: Aurelio Citelli.
Booklet a cura di Giuliano Grasso e Aurelio Citelli.
Revisione dei testi in tedesco: Alberto Rovelli.
Grafica: Elena Piccini e Giuliano Grasso.

In copertina: violino appartenuto alla violinista Eva Maria Levy, internata ad Auschwitz. Collezione di Carlo Alberto Carutti – Le stanze della musica. Museo Civico Ala Ponzone, Cremona (foto di Elena Piccini).

Con il patrocinio dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri  Il violino di Auschwitz è venduto online da Fototeca Gilardi, di Milano: