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Comunicato sul «declassamento» dell’Archivio centrale dello Stato

Riportiamo di seguito il comunicato della Società per gli studi di storia delle istituzioni 

Lo scorso nove febbraio è stato depositato il parere del Consiglio di Stato in merito allo schema del nuovo Regolamento del Ministero della Cultura, adottato dal Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell’art. 13 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, convertito con modificazioni in legge 16 dicembre 2022, n. 204, che sostituisce il precedente Regolamento approvato con DPCM, 2 dicembre 2019, n. 169.

Quest’ultimo Regolamento aveva previsto che l’Archivio Centrale dello Stato fosse diretto da un dirigente di prima fascia, in grado di assicurare al principale istituto archivistico nazionale l’autonomia scientifica e di gestione, prevista dalla normativa e soprattutto richiesta dall’importanza del patrimonio conservato e dalle attività che vi si svolgono, fra le quali quella della realizzazione del Polo di conservazione degli archivi digitali dello Stato, finanziata nell’ambito del PNRR.

Il nuovo regolamento, sul quale si è pronunciato il Consiglio di Stato, prevede invece un declassamento della figura apicale dell’Archivio centrale dello Stato, affidando la sua Direzione ad un dirigente di seconda fascia nominato dal Direttore generale archivi.  Questa previsione è stata giustamente oggetto di censura da parte del Consiglio di Stato, così come lo era stata nel parere espresso sul medesimo schema di regolamento dal Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici nella seduta del 1 dicembre 2023 che ha chiesto di “mantenere per l’Archivio Centrale dello Stato la posizione dirigenziale di prima fascia così come accade in tutti i paesi per i corrispondenti archivi nazionali, uffici di livello apicale rispetto agli altri istituti archivistici”.

Per parte sua il Consiglio di Stato ha opportunamente sottolineato che l’attribuzione della Direzione dell’ACS  ad un dirigente di seconda fascia non è in grado si salvaguardare l’autonomia tecnico scientifica dell’Istituto né appare consono alla rilevanza delle sue funzioni  “all’interno dell’organizzazione statale nel suo complesso” per il ruolo che esso svolge di custode degli archivi storici degli organi centrali dello Stato e dei principali enti di importanza  nazionale.  Il Consiglio di stato richiede perciò che il Ministero sottoponga la scelta compiuta  ad “attenta ponderazione e riflessione” e suggerisce di individuare altre soluzioni in grado di evitare di derubricare o declassare il rilievo organizzativo e funzionale dell’ACS, pronunciandosi in sostanza per l’affidamento della Direzione dell’ACS ad una sorta di diarchia costituita dal Direttore generale archivi, in qualità di “titolare-preposto” e da un dirigente di seconda fascia con il ruolo di “coordinatore” degli uffici dell’ACS e dei compiti a questi assegnati.

La Società per la storia delle istituzioni esprime forte preoccupazione di fronte all’ipotesi di declassamento de facto della figura apicale dell’ACS, che ne indebolisce l’autorevolezza e la capacità di sostenere con la necessaria efficacia i compiti di custode del patrimonio archivistico nazionale in una fase particolarmente delicata nella quale la memoria documentaria novecentesca attende ancora di essere interamente messa a disposizione della ricerca storica mentre nuove sfide sono imposte dalle tecnologiche digitali che hanno rivoluzionato le modalità di produrre, conservare ed accedere ai documenti e agli archivi.

Condivide pertanto le forti riserve avanzate sul declassamento dell’ACS sia da parte del Consiglio Superiore dei beni culturali e paesaggistici che del Consiglio di Stato. Ritiene tuttavia che la soluzione proposta da quest’ultimo non sia affatto adeguata alla salvaguardia del ruolo dell’ACS, ma che – al contrario – comporti una tale subordinazione da compromettere inevitabilmente l’autonomia tecnico scientifica dell’Istituto e da rendere inutilmente macchinosa e inefficiente la sua gestione, paralizzando le scelte e l’assunzione delle decisioni.

Auspica pertanto che il Consiglio dei ministri, consapevole dell’importanza della valorizzazione della memoria documentaria nazionale come espressione della sua identità e fondamentale strumento di conoscenza della sua storia, voglia continuare ad affidare la Direzione dell’Archivio Centrale dello Stato ad un dirigente di prima fascia, modificando in tal senso lo schema di regolamento di organizzazione del Ministero della Cultura.

8 marzo 2024