fermiamo la mozione (n. 50) del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia sul Giorno del Ricordo
Leggi la lettera con le firme
Egr.
Dott. Massimiliano Fedriga
Presidente Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
e, p. c.
Egr.
Avv. Prof. Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica Italiana
Lo scorso 26 marzo il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una mozione (n. 50) che impegna la Giunta e l’assessore competente “a sospendere ogni contributo finanziario e di qualsiasi altra natura (es. patrocinio, concessione di sale) a beneficio di soggetti pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, concorrano con qualunque mezzo o in qualunque modo a diffondere azioni volte a non accettare l’esistenza delle vicende quali le Foibe o l’Esodo ovvero a sminuirne la portata e a negarne la valenza politica”.
Nel testo si punta l’indice contro “diversi convegni” organizzati “in alcune parti d’Italia, anche a cura dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia” che avrebbero avuto “il solo fine di mettere in discussione il dramma delle foibe”. Del pari si accusa l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea del Friuli Venezia Giulia per aver elaborato e reso pubblico un “Vademecum del Giorno del Ricordo”, con la volontà di “diffondere una versione riduzionista della storia della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini”. Ad essere criticato è altresì un (anonimo) “docente di Filosofia del diritto” che ad un convegno universitario “ha auspicato la censura del film su Norma Cossetto”.
Sempre secondo il testo della mozione, tutto ciò rientrerebbe nell’“ondata di becere iniziative che hanno come unico scopo quello di ‘sporcare’ il Giorno del Ricordo con offensive polemiche di stampo riduzionista o negazionista, le quali distolgono l’attenzione dal vero significato di questa celebrazione, che è quello di rivolgere un pensiero sentito e commosso allo strazio e alla pena di tutte le vittime dell’esodo e delle foibe”. Inoltre, la mozione non esita a richiamare la legge del 16 giugno 2016 n. 115 che attribuisce “rilevanza penale alle affermazioni negazioniste della Shoah, dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, in particolare quando ’si innesta’ su una comunicazione che già manifesti i tratti caratterizzanti del c.d. hate speech (incitamento all’odio), ponendo in pericolo la pacifica convivenza sociale”.
La mozione si configura come un pericoloso attacco frontale alla libertà di ricerca e alla libertà di parola, come un tentativo manifesto di imporre una “verità di Stato” (le foibe come “pulizia etnica”) tacitando, anche con la minaccia di eventuali sanzioni penali, chi sostiene punti di vista diversi, magari più articolati e anche scientificamente più fondati.
Noi sottoscritte e sottoscritti storiche e storici, intellettuali, insegnanti, operatrici e operatori di memoria, cittadine e cittadini riteniamo che la limitazione della libertà di opinione e di ricerca su temi concernenti le foibe e l’esodo sia un segnale preoccupante per la democrazia in cui viviamo e leda la possibilità di una discussione serena e articolata su un momento importante della nostra storia nazionale, nonché il necessario confronto con la storiografia internazionale. Riteniamo inoltre che questa mozione rappresenti un arretramento dei diritti della libertà di ricerca in ambito storico e storiografico, elementi fondamentali e irrinunciabili per la formazione critica del cittadino.
Chiediamo pertanto che questa mozione, che ha una rilevanza non solo locale ma anche nazionale e internazionale, sia subito ritirata. Chiediamo inoltre che siano assicurate, senza ricatti economici, le condizioni necessarie affinché tutti gli istituti impegnati nella ricerca scientifica sui temi legati al confine orientale, alle foibe e all’esodo possano continuare a svolgere la loro preziosa attività sia sul piano della ricerca sia sul piano della diffusione dei risultati, di cui deve essere garantita la piena libertà.
2 aprile 2019
Paolo Pezzino, Presidente Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” – Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea
Lasciamo la libertà di pensiero a chi ha veramente gli strumenti per trasformare il pensiero in libertà. ..di tutti e per tutti
Commento
inqualificabile abuso. la storia non può essere ricondotta a fare oggetto di una volontà politica.
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Ignobile! Ignoranza ed arroganza ostentate. Informarsi e reagire dovrebbe stare a cuore a chiunque si senta, anche minimamente, democratico.
Se il mio commento precedente non vi piace, cancellatelo pure. Mi limito a sottoscrivere quello di Severino Bigotto, certo più “moderato” del mio nella forma, ma uguale nella sostanza.
la ricerca storica è fonte essenziale del passato, non si può ostacolare qualunque sia la verità!
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