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Singola violenza | Atlante delle violenze politiche

Via Emilia, Modena, 26 settembre 1921

Autore della scheda: Alessandra Grasso

STORIA

Dove: Via Emilia, Modena (Modena, Emilia-Romagna)

Quando: 25/09/1921 - 26/09/1921

Descrizione sintetica: Il 26 settembre in Via Emilia a Modena c’è uno scontro tra le forze dell’ordine e i fascisti modenesi che porta all’uccisione di otto fascisti e almeno 20 feriti. Secondo quanto si legge nelle relazioni al Ministero dell’Interno, tutto ha inizio la sera del 25 settembre, quando un gruppo di fascisti di ritorno da Sassuolo (dove avevano partecipato all’inaugurazione del monumento ai caduti della Prima guerra mondiale) e Zocca (dove avevano inaugurato il gagliardetto del fascio locale) percorre le vie del centro di Modena. Qui sono contrastati dalla forza pubblica, agli ordini del vicecommissario Jacobelli, che eleva una contravvenzione in ottemperanza all’articolo 7 della legge di Pubblica Sicurezza, secondo il quale, nel promuovere o dirigere processioni civili nelle pubbliche vie, bisogna darne avviso almeno tre giorni prima all’autorità locale. Nell’occasione, le autorità procedono al fermo temporaneo del capo degli squadristi Duilio Sinigaglia e di altri due fascisti. Nel pomeriggio del giorno successivo, i fascisti si riuniscono presso la sala S. Vincenzo, in Corso Umberto I, per organizzare un comizio e un corteo di protesta contro il prefetto Errante e le autorità di PS, accusate di aver inasprito le misure nei loro confronti. La riunione del 26 settembre, in realtà, come scrive lo storico Montella, era già stata fissata in precedenza, allo scopo di risolvere la frattura all’interno del fascio modenese tra quanti sostenevano il patto di pacificazione dell’agosto del ‘21 e quanti vi si oppenavano. Il pomeriggio del 26, quindi, un migliaio di fascisti provenienti dalla provincia si riunisce in Corso Umberto I. Dopo aver ascoltato un comizio dell’onorevole Vicini, essi formano un corteo che percorre tutta la via Emilia diretto verso piazzale Sant’Agostino. Il corteo è stato autorizzato dall’autorità solo parzialmente, pertanto la Forza Pubblica, con a capo il Commissario Cammeo, impedisce ai fascisti di proseguire senza la previa autorizzazione del Prefetto, che la rilascia poco dopo telefonicamente. Il corteo quindi prosegue su via Emilia e arriva all’incrocio con Rua Pioppa, dividendosi: una parte dei manifestanti va verso la residenza del prefetto Errante, in corso Umberto I; un’altra, attraverso corso Adriano, si reca alla sede della Prefettura, dove viene fermato dalle guardie regie e da funzionari di Pubblica Sicurezza; un terzo gruppo di fascisti, capeggiato da Sinigaglia, tenta di assaltare lo studio di Pio Donati, in piazza Mazzini, ma viene fermato dalle guardie regie, Una di esse, Fabio Trasimeno, viene colpita da una bastonata. I vari gruppi nei quali si è diviso il corteo, si riuniscono poi sotto l'abitazione del Prefetto, il quale riceve una delegazione capitanata dall’On. Vicini e dall’avv. Zanni. All’incontro, che si conclude in maniera cordiale, è presente anche il Vicequestore Morelli. Si concorda lo svolgimento di una seconda manifestazione per il giorno successivo. Tuttavia, il corteo, seguito a vista dalle Forze dell’Ordine, riprende la sua marcia su via Emilia e si ferma poi in via Modonella di fronte al palazzo delle Poste per ascoltare un nuovo comizio dell’On. Vicini. Tra le forze dell’Ordine sono presenti il Commissario Cammeo, il Vicecommissario Jacobelli, gli agenti investigativi Izzi, Iacarella, Diana, Bonini e Petrici. Dietro gli agenti di polizia sono schierate anche cinquantadue guardie regie, con a capo il tenente Vito Modugno, 30 delle quali provenienti dalla Divisione di Bari, chiamate a rinforzo nei giorni precedenti. Tra gli agenti e l’oratore è schierata la squadra d’azione del fascio di Modena; inoltre sono presenti altri fascisti provenienti dalla provincia. Intorno alle 21, mentre Vicini si accinge a parlare, dopo aver afferrato il gagliardetto, i fascisti intimano ai presenti i togliersi il cappello in segno di rispetto di fronte al loro vessillo. Tutti obbediscono, con l’eccezione dei funzionari Jacobelli e Cammeo, i quali vengono aggrediti e picchiati dai fascisti. Nel parapiglia generale vengono esplosi alcuni colpi di rivoltella, i quali, secondo la ricostruzione della polizia, e per sua stessa ammissione, sono esplosi dall’agente Izzi Carlo. L’esplosione spinge 13 guardie regie a sparare sulla folla a colpi di moschetto. Sul posto è presente la R. Guardia Fiorito Giuseppe, in quel momento non in servizio, che viene ferito al ginocchio sinistro, secondo una delle ricostruzioni, prima della carica dei moschetti e da fuoco fascista. Interviene poi un gruppo di ufficiali dell’esercito, del corso di perfezionamento militare, che, in quel momento, si trovano al caffè Nazionale. L’intervento dei militari, i quali sembrano solidarizzare con i fascisti, complica ulteriormente la situazione perché anziché portare a un cessate il fuoco, provoca ulteriori spari da parte delle Guardie Regie che si sentono minacciate. Le perizie accertano che sono sparati complessivamente 32 colpi: 28 di moschetto e 4 di rivoltella. A sparare sono 13 guardie: 8 della Divisione di Bari, 4 di stanza a Bologna e una sola della compagnia di Modena. Scrive Montella “sei fascisti rimangono uccisi subito, un settimo Duilio Sinigaglia muore dopo una notte d’agonia; un ottavo, Tullio Garuti, morirà il 7 ottobre. Tra i morti oltre al comandante delle squadre d’azione Sinigaglia, c’erano tre segretari politici di sezioni comunali dei fasci: Gallini di Mirandola, Sanlej di Vignola e Bosi di San Cesario. Micheli presidente del fascio di San Cesario”. Dopo questo primo scontro, le Guardie Regie si ritirano alla caserma di via Modonella, preoccupate, però, di una possibile ritorsione fascista. Secondo le testimonianze di alcune guardie regie e del Vicebrigadiere Lopedote, intervenuto nella vicenda a soccorrere Fiorito e accompagnarlo in caserma, anche i fascisti sparano e continuano a sparare, in particolare da una finestra del cinema Splendor che si trova di fronte alla Caserma. Un gruppo di Guardie Regie si convince della necessità di difendersi attaccando; pertanto, alcune di esse escono fuori dalla caserma e trovano il Vice Commissario Di Carlo, che ha accompagnato due fascisti, gli avvocati Ruiz e Paltrinieri, a ritirare un autocarro sequestratogli in precedenza. Le Guardie Regie, spaventate di cadere in un tranello, sparano contro lo stesso Di Carlo. Dopo questo episodio, un altro gruppo di guardie, contravvenendo agli ordini del Tenente Modugno, che insieme a tre ufficiali cerca di sbarrargli la strada, scappa dalla caserma e raggiunge la strada, sparando all’impazzata in direzione di via Emilia e colpendo due carabinieri, Eugenio Roncio e Giovanni Martino Patteri. Nel nuovo conflitto vengono colpiti anche il negoziante Ruggero Morselli e le guardie regie Giuseppe Faletto e Giuseppe Fiorito. L’opinione pubblica fascista è convinta che la strage sia stata premeditata e orchestrata dal Commissario Cammeo, accusato di idee bolsceviche, e in quel momento capo delle Regie Guardie. Sui gravi fatti avvenuti sono effettuate quattro inchieste: una del Generale di PS Commissario Secchi per incarico del Ministero dell’Interno, una dal generale Marchetti per conto del Comando generale delle Regie Guardie, una terza dal Comandante il Corpo d’Armata di Bologna (comandante Airoldi) per il Ministero della Guerra, una quarta, non ufficiale, da una commissione cittadina nominata dalla Federazione dei Fasci di Modena. Non sempre la ricostruzione dei fatti appare lineare; tuttavia, è certo che l’inchiesta fascista ha come scopo quello di scaricare la colpa sull’autorità pubblica. Interessante, però, quanto riferito dal Direttore Generale di PS il 21 novembre 1921: tutte le inchieste concordano su una circostanza, ovvero sul fatto che lo scontro tra i fascisti e l’autorità pubblica si inasprisce a causa del mutato atteggiamento dell’autorità politica che richiede un intervento più incisivo contro i fascisti, che, con le loro manifestazioni e cortei lungo le vie della città, turbano l’ordine pubblico, come avvenuto per l’appunto il 25 settembre. A processo per la strage finiscono in 19. Per sedici di loro l'imputazione è di otto distinti omicidi e di diciassette mancati omicidi; per cinque (le guardie regie Alparone, De Michele, Mongittu, Paveglio, Pirina) è di quattro mancati omicidi per l'episodio di via Modonella. La guardia regia Faletto, che a sua volta era rimasta ferita, viene accusata di concorso nel mancato omicidio del negoziante Morselli e dei carabinieri Ronci e Patteri durante gli scontri seguiti alla strage. Dopo un tormentato processo il 16 luglio 1923 la Corte d’Assise di Roma emette il suo verdetto, dichiarando che Cammeo e la guardia Regia Putzu non hanno partecipato all’eccidio. Gli altri imputati, condannati a vario titolo, beneficiano dell’amnistia concessa da Mussolini per celebrare l’anniversario della marcia su Roma.

Violenza spontanea o premeditata: spontanea

Uso armi: bastoni,armi da fuoco

Tipologia: contro persone

Individuale o di gruppo: di gruppo

VITTIME

Deceduti totali: 8

Nomi dei deceduti: Gioacchino Gallini, Aurelio Sanlej, Ezio Bosi, Giovanni Micheli, Umberto Carpigiani, Duilio Sinigaglia, Tullio Garuti, Alfredo Zulato

Deceduti uomini: 8 ( 8 Adulti)


Fascisti: 8
Gioacchino Gallini, Aurelio Sanlej, Ezio Bosi, Giovanni Micheli, Umberto Carpigiani, Duilio Sinigaglia, Tullio Garuti, Alfredo Zullato
Feriti totali: 20

Nomi dei feriti: Fiorito Giuseppe, Trasimeno Fabio, Giuseppe Faletto, Eugenio Roncio, Giovanni Martino Patteri, Gioacchino Zulato, Molza Arbogastro, Vicini Marco Arturo

Feriti uomini: 20 ( 20 Senza identità)


Civili: 1
Ruggero Morselli

Carabinieri: 2
Eugenio Roncio e Giovanni Martino Patteri

Guardie regie: 3
Giuseppe Faletto e Giuseppe Fiorito, Fabio Trasimeno

Fascisti: 3
Gioacchino Zulato, Molza Arbogastro, Vicini Marco Arturo

RESPONSABILI

Responsabili della violenza: Forze dell'ordine (esercito o carabinieri o guardie regie o altri)


Nomi degli appartenenti alle Forze dell'ordine: Iacarella Enrico, Izzi Carlo, Paveglio Silvio, Pirina Paolo, De Michele Antonio, Mongittu Luigi, Alparone Francesco

MEMORIE

Nessuna memoria presente per questo evento

STRUMENTI E FONTI

Bibliografia:
F. Montella, Bagliori d'incendio. Conflitti politici a Modena e provincia tra Guerra di Libia e Marcia su Roma, Mimesi, Milano 2021, pp-509-518

Fonti archivistiche:
ACS, MI, DGPS, AA.GG.RR., CTG Annuali, 1921, G1, b.103, Fascio di Combattimento di Modena

Sitografia:
https://originifascismoer.it/violenze-modena/