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L’Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza organizza ogni anno, a partire dal 2013, un seminario di formazione per gli insegnanti sulle ICT, le Information & Communication Technologies. L’edizione 2017 (la 5a) è intitolata:

DONNE@UOMINI.IT

LA STORIA DI GENERE NELL’ERA DIGITALE: FONTI, NARRAZIONI, RAPPRESENTAZIONI NEI VECCHI E NUOVI MEDIA

E si terrà a Piacenza, il 9-10-11 marzo 2017 presso l’Auditorium della Fondazione via Santa Eufemia 12

INTRODUZIONE

Come possiamo in quanto formatori aiutare a superare stereotipi a sfondo sessuale e fenomeni di violenza sulle donne senza diventare pedanti, ripetitivi, infine astratti? Ce lo hanno chiesto molti insegnanti allarmati dai fatti di cronaca nera, da un certo clima sociale e politico e dalla potenza performativa dei nuovi media, oltre che dai cosiddetti “pericoli della rete”. Per cercare risposte a tali domande, che sottendono inoltre un obiettivo educativo di “cittadinanza”, è sorto il progetto “Pratiche e pensieri di cittadinanza femminile”, ideato dall’Isrec con le associazioni “Arcobaleno” e il Comitato “Femminile plurale”. Le volontarie di “Arcobaleno” si sono assunte il compito di allestire laboratori di empowerment per “donne fragili” nel dormitorio Sant’Anna di Piacenza e di organizzare una formazione sulla “vulnerabilità femminile” per operatori socio-sanitari. “Femminile plurale” ha allestito una mattinata di studi per gli educatori” sugli “sprechi di infanzie”, sulle trame del femminile nel mito e nella fiaba, per nutrire pensieri metaforici, di speranza, dominare conflitti immaginari e reali (Convegno Verso il possibile: educazione alla cittadinanza. Costruire futuro con le parole, 25 marzo 2017).

Questo quinto appuntamento convegnistico, che dal 2013 incrocia storiografia, digital public history e didattica, costituisce lo sviluppo del Progetto di “pratiche e pensieri” traducendo la questione sopra esposta nei termini della disciplina: come possono la storia e il suo insegnamento contribuire a schiudere alle donne spazi concreti e simbolici di agency, vale a dire di autonomia, capacità di resistere e agire, e favorire relazioni produttive e armoniose tra i sessi? Nasce così il Seminario che presentiamo: donne@uomini. it. La storia di genere nell’era digitale: fonti, narrazioni, rappresentazioni nei vecchi e nuovi media. L’ambito di ricerche è quello della “storia delle donne” e/o “storia di genere/dei generi”, denominata in un modo o nell’altro a seconda degli orientamenti, dei tempi e delle appartenenze geografiche delle interpreti. I contributi del Convegno riguardano in sintesi tre aspetti: 4 i termini, la storiografia, le fonti e la produttività epistemologica della categoria di genere per lo studio della storia contemporanea; alcune rilevanze e narrazioni e loro utilizzabilità didattica; la rappresentazione dei due generi nei vecchi e nuovi media. Senza voler sostituire o delegittimare altre e consolidate ottiche di analisi (di classe, di etnia, di appartenenza religiosa; la world history, etc.), vengono indagate la costruzione storica delle relazioni di genere come relazioni di potere e i meccanismi della definizione sociale e culturale dei generi, così come l’origine delle narrazioni retoriche e soprattutto mediali degli stessi ruoli sessuali.

Nata da un intenso dibattito teorico all’interno del movimento delle donne, arricchita e legittimata dalle rivoluzioni storiografiche dal secondo dopoguerra a oggi, la “storia di genere” si è arricchita della feconda contaminazione con le più diverse discipline per trovare fonti e chiavi interpretative adeguate, concentrando in tal modo lo sguardo non solo su “oggetti” e dinamiche in precedenza ritenuti secondari e ininfluenti per comprendere i grandi processi storici, ma allargandolo a tutto il vasto mondo delle manifestazioni degli esseri, fatti di emozioni, paure, desideri. Ci sembra con ciò che la produttività epistemologica della categoria di genere – qui assunta senza entrare nel dibattito sulla mobilità e malleabilità del concetto e dei suoi confini identitari – non si manifesti unicamente facendo uscire dall’ombra fenomeni ignorati dalla tradizionale storia militare, economica, politica – fortemente caratterizzata in senso virilista -, ma riveli scenari nuovi per la comprensione delle dinamiche in quegli stessi settori. Infatti, interrogarsi sul

“genere della nazione, della cittadinanza, della colonizzazione, del lavoro, delle migrazioni non comporta soltanto l’osservazione dei posti occupati rispettivamente dagli uomini e dalle donne, ma richiede anche l’analisi dell’attribuzione di significati connessa alla divisione tra maschile e femminile e delle modalità di costruzione di rapporti sociali gerarchici”. (Françoise Thébaud, 2010)

Inoltre, se la storia del Novecento è anche storia dei mezzi di comunicazione di massa – al contempo fonti e agenti di storia -, è in particolare attraverso il loro studio che si possono cogliere le dinamiche sociali della rappresentazione dei sessi, i conflitti di potere e l’evoluzione dei rapporti reciproci: diversi contributi degli esperti sono perciò dedicati 5 allo studio di come la fotografia, la televisione, il cinema, la pubblicità propongano e infine stabiliscano nel corso del tempo i caratteri del femminile e del maschile. Il tema è reso ancor più complesso dalla pervasività dei mezzi della contemporaneità telematica, per il costitutivo intreccio tra i contenuti della comunicazione, che è rappresentazione e autorappresentazione, e dei sofisticati e affascinanti linguaggi della rete. Ragazze e ragazzi, continuamente multi-connessi, in possesso di devices vari e sempre più performativi, di applicazioni potentissime che frantumano e ricreano mille altri mondi non meno reali di quello vissuto materialmente, non possono sfuggire all’influenza delle immagini create, condivise, rilanciate dei social media, pena l’esclusione dal mondo dei pari. La rivoluzione digitale determina oggi la fruizione delle informazioni e i modi di socializzare e costituisce il fulcro, assai più delle tradizionali agenzie educative, della conoscenza e dell’agire sociale di ogni individuo e in particolare degli adolescenti e, perciò, del loro fragile processo di soggettivazione. Le immagini della rete, fruite e agite in un perturbante e pericoloso gioco di verità e finzione, di vita e di retorica comunicativa e, soprattutto, la sostanziale incompetenza delle regole di convivenza e coabitazione nell’universo digitale, costituiscono aspetti problematici ma ineludibili di ogni seria istanza educativa. Infine, un sentito e non formale ringraziamento alle studiose e agli studiosi che hanno accettato di confrontarsi con i temi proposti, nella speranza comune che la divulgazione della cultura storica possa aiutare Alice e i suoi giovani amici ad attraversare senza troppo danno il “paese delle meraviglie digitali” e a diventare donne e uomini più felici.

Carla Antonini Piacenza, 9 febbraio 2017

Immagine di copertina, Marcel Duchamp gioca a scacchi con Eve Babitz, happening all’Art Museum di Pasadena, California, 1963. Foto di Julian Wasser.