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Due eventi promossi dall’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della provincia di Rimini in occasione del Giorno del Ricordo.

Sabato 13 febbraio e alle ore 17 presso la Cineteca comunale di Rimini Alessandro Cattunar terrà l’incontro per la cittadinanza

“Il confine delle memorie. Storie di vita e narrazioni pubbliche fra Italia e Jugoslavia, 1918-1955”

Prendendo spunto dal volume di Alessandro Cattunar Il confine delle memorie. Storie di vita e narrazioni pubbliche tra Italia e Jugoslavia (1922-1955) (Milano, Mondadori Education, 2014) e da videointerviste, si proporrà un’analisi in cui immagini e parole procederanno di pari passo, svelandosi e completandosi vicendevolmente nel tentativo di restituire la complessità della vicenda del confine italo-jugoslavo attraverso un percorso che toccherà alcuni dei principali snodi della storia del Novecento: dall’ascesa del fascismo allo scoppio della guerra, dall’8 settembre alla “doppia liberazione” della Venezia Giulia.
Nell’analisi di una fase storica segnata da molteplici traumi e violenze, ci faranno da guida le interviste ai testimoni – italiani e sloveni, di ogni appartenenza politica e sociale – attraverso cui cercheremo di mettere in luce anche «i punti di vista degli altri». Si tratta di racconti di vita da cui si evince l’impossibilità di giungere a una «memoria condivisa» – termine di cui si è spesso abusato e su cui raramente ci si è soffermati a riflettere con attenzione – e si nota piuttosto l’utilità e la necessità di conservare, ascoltare e confrontarsi apertamente con le memorie divise e diverse. Un percorso complesso che potrebbe trovare un fondamento teorico nelle parole di Pierre Nora: «La memoria è la vita, sempre prodotta da gruppi umani e perciò permanentemente in evoluzione, aperta alla dialettica del ricorso e dell’amnesia […]
La storia è la ricostruzione, sempre problematica e incompleta, di ciò che non c’è più. […] La memoria colloca il ricordo nell’ambito del sacro, la storia lo stana e lo rende prosaico. La memoria fuoriesce da un gruppo che essa unifica, ciò che equivale a dire che ci sono tante memorie quanti gruppi; che essa è, per sua stessa natura, molteplice e riduttiva, collettiva, plurale e individualizzata. La storia, al contrario, appartiene a tutti e a ciascuno, aspetto che le conferisce una vocazione universale».


Lo stesso giorno, alle 10 del mattino presso il Teatro degli Atti di Rimini, lo stesso Cattunar presenzierà all’incontro

“Le vite degli altri. Il confine italo-jugoslavo tra racconti, immagini e rappresentazioni”

rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

Le foibe si configurano come un importante punto di frattura interpretativo non solo sul piano storiografico, ma anche – e soprattutto – nel più ampio dibattito pubblico. La stessa parola foibe ha ormai assunto un forte valore simbolico e paradigmatico, diventando un termine ‘ombrello’ – usato in maniera quasi sempre generica, impropria o quantomeno imprecisa – utile ad identificare un’intera fase storica. In Italia, infatti, tanto nelle discussioni pubbliche quanto nella vulgata, le complesse vicende dell’area di confine nel dopoguerra – dalla liberazione alla nascita della frontiera – sembrano spesso ridursi unicamente alla «questione delle foibe». Per evitare tale semplificazione è utile riflettere – come indicato anche dal testo della legge che istituisce la commemorazione – sulla più complessa vicenda della Venezia Giulia e del Litorale adriatico, a partire dall’affermazione del cosiddetto «fascismo di confine» fino alla definizione della frontiera nel 1947 (a Gorizia) e nel 1954 (a Trieste).
Partendo da vicende individuali, cercheremo di dare risposte (sempre al plurale) sui modi in cui le persone e le diverse comunità vissero e percepirono gli eventi: le emozioni, le motivazioni, gli stati d’animo, le valenze simboliche che spinsero all’agire (o al non agire).

Alessandro Cattunar (Gorizia, 1983) è dottore di ricerca in Storia Contemporanea e attualmente è borsista all’Università di Padova. È presidente dell’Associazione “quarantasette / zero quattro” con cui sta sviluppando numerosi progetti di ricerca ed educativi focalizzati sulla storia del Novecento nell’area di confine tra Italia e Slovenia.