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I comunisti italiani nella crisi nucleare di Cernobyl': tra industrialismo e spinte ambientaliste di Roberto Tesei pubblicato su Italia Contemporanea n. 304 , aprile 2024
Nel Pen del 1985 l’Italia ribadiva il suo impegno per la costruzione di nuove centrali nucleari, con la priorità di ridurre l’incidenza sulla “bolletta energetica” delle fonti fossili d’importazione. Il disastro che si verificò nella centrale nucleare di Cernobyl' il 26 aprile 1986 ebbe, oltre che un impatto ambientale catastrofico, un effetto negativo sull’opinione pubblica nei confronti dell’atomo civile. Il paper inquadra l’evoluzione del dibattito sull’energia nucleare e sull’ambiente avvenuto nel Pci, nel solco degli eventi dell’86 e le sue successive evoluzioni. Infatti, alle soglie dei referendum del 1987, la tradizionale linea “industrialista”, fino a poco prima maggioritaria, veniva scalzata dalle nuove posizioni ambientaliste, portate avanti dai movimenti e, in particolare, dai giovani della Fgci. Cernobyl', nel caso comunista, fu un crocevia, un prima e soprattutto un dopo rispetto a una maturazione in senso ecologista delle proprie linee politiche, in termini di politiche per l’ambiente, energia, limiti dello sviluppo.;
L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – I comunisti italiani nella crisi nucleare di Cernobyl': tra industrialismo e spinte ambientaliste