Abstracts della rivista
Un fallimento del fascismo all’estero. La costruzione delle piccole Italie nella Germania nazista di Claudia Baldoli pubblicato su Italia Contemporanea n. 235 , giugno 2004
La ricchezza di studi sull’emigrazione italiana in Germania nel XIX secolo contrasta con la scarsità di ricerche sul periodo fascista, se si escludono quelle sugli anni dell’emigrazione forzata dal 1938, più spedizione coatta di manodopera che reale fenomeno migratorio. Questo articolo ricostruisce il rapporto fra emigrati e fascismo in Germania durante gli anni trenta, analizzando le celebrazioni patriottiche (della grande guerra, della marcia su Roma e del decennale), il cinema e le scuole italiane. Il cinema era una delle principali fonti di propaganda, rappresentativo dei valori che andavano esportati fra gli italiani all’estero. Le scuole erano l’istituzione più importante per il rapporto tra fasci, consolati e comunità; questa ricerca ne descrive l’impatto sulle comunità italiane, studiando i programmi d’insegnamento, il lavoro delle maestre, le difficoltà, i risultati. La storia del fascismo italiano in Germania è una storia di continue frustrazioni per i fascisti, che non riuscivano a creare Little Italies tra le comunità italiane. A tale insuccesso contribuivano sia le misere condizioni economiche degli emigrati sia la colpa del "tradimento" nella prima guerra mondiale che pesava sull’Italia. Il nuovo regime hitleriano ebbe un impatto positivo sulle attività dei fasci; tuttavia, come mostrano i documenti degli archivi di Roma e di Berlino, queste attività non erano il prodotto di una spontanea conversione degli italiani al fascismo, ma piuttosto un accordo tra due regimi che cercavano una politica culturale comune. Il saggio dimostra quindi che se in linea di principio il regime hitleriano sembrava favorire i fasci, di fatto ne divenne un ostacolo. Mentre nel 1935-1936 in Gran Bretagna la fascistizzazione prendeva la forma di nazionalismo antinglese, in Germania i fasci erano controllati dal regime hitleriano e la germanizzazione degli italiani non poteva essere contrastata. A livello della politica estera invece continuava la collaborazione tra i due regimi, tanto da dare il via all’emigrazione forzata del 1938.