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Un percorso a ritroso: le donne al confino politico 1926-1943 di Alessandra Gissi pubblicato su Italia Contemporanea n. 226 , marzo 2002

Il saggio ricostruisce i diversi percorsi delle donne condannate al confino politico dal novembre 1926 al luglio 1943. L’istituto del confino, deputato a isolare le "classi pericolose per la società e l’ordinamento dello Stato", offre infatti la possibilità di comprendere verso quali comportamenti femminili il fascismo esplicasse una ferma volontà di prevenzione e repressione. Vengono prese in considerazione le motivazioni delle condanne, che non riguardarono soltanto le attiviste dei partiti antifascisti clandestini, ma un universo di figure femminili, diverse e difficilmente classificabili, che si trovarono catalogate come "sovvertitrici degli ordinamenti dello Stato" e come tali allontanate dalla famiglia e dal contesto sociale di appartenenza. Le espressioni e le esperienze di queste donne, prive della cosiddetta coscienza politica, che si configurano come testimonianze di un vissuto complesso e molteplice, sono state a lungo trascurate, giacché erano considerate inservibili per la ricostruzione storica della società italiana. Nel saggio vengono, inoltre, indagate le specificità femminili di una realtà, quella del confino politico, tradizionalmente immaginata e descritta come eminentemente maschile. La vita quotidiana delle confinate, il problema delle prime necessità, la salute, la gravidanza, la cura dei figli sono descritte attraverso i documenti prodotti dall’Ufficio confino politico e dalle questure ma anche attraverso le lettere scritte dalle confinate.


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