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Al di qua e al di là delle Alpi. Piani italiani di espansionismo in Tirolo 1918-1920 di Andrea Di Michele pubblicato su Italia Contemporanea n. 256-257 , settembre-dicembre 2009

I1 contributo tratta di due questioni vicine ma distinte: l'occupazione militare italiana del Tirolo meridionale (il futuro Alto Adige, dopo l'annessione formale del 1920), e quella di Innsbruck a nord del Brennero. La provvisoria amministrazione militare dell'Alto Adige (novembre 1918-luglio 1919), considerata dalle autorità italiane come un primo passo in vista di un prossimo passaggio di sovranità e contraddistinta da un atteggiamento sostanzialmente equo e prudente degli organismi militari, coincise con l'emergere e il contrapporsi, all'interno del panorama politico nazionale e della classe dirigente liberale, di posizioni diversificate circa il trattamento delle minoranze nazionali, alcune delle quali costituirono un'anticipazione della successiva azione fascista nelle terre di confine. Le ragioni della presenza italiana oltre il Brennero (protrattasi sotto diverse forme fino alla fine del 1920), in prima battuta di natura puramente militare (la temporanea necessità di attestarsi su posizioni vantaggiose nel caso la Germania proseguisse il conflitto) non essendoci su tale territorio alcuna rivendicazione dell'Italia, furono invece molteplici: il desiderio di acquisire prestigio e di rafforzare la propria posizione politica ed economica nell'area danubiana; la convinzione che stando a Innsbruck fosse possibile controllare meglio l'irredentismo sudtirolese; la vigilanza sui locali "agitatori bolscevichi", che si temeva potessero far presa anche sulla truppa italiana.


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