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Massima occupazione. Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale nell’Italia da ricostruire 1945-1950 di Michele Colucci pubblicato su Italia Contemporanea n. 274 , aprile 2014
Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale assume una particolare rilevanza nella ricostruzione postbellica perché le questioni del lavoro e della disoccupazione sono un terreno di conflitto e di dibattito molto acceso e sentito sia per le forze politiche e sociali sia per l’opinione pubblica. Dal punto di vista della transizione tra fascismo e Italia repubblicana, il ministero si presenta come un interessante laboratorio per analizzare i fattori di continuità e di rottura con il vecchio regime. Abolito dal fascismo nel 1923, esso rinasce con il governo Parri, costituendo un elemento di novità importante nel delicato passaggio in cui le forze della Resistenza assumono la responsabilità di governo. Fino alla rottura dell’unità delle forze antifasciste, nel maggio 1947, il ministero è guidato da socialisti, poi, fino al 1950, dal democristiano Amintore Fanfani; nell’amministrazione mantengono però un ruolo di primo piano i dirigenti del ministero delle Corporazioni. Nel saggio è tratteggiata la storia politica del ministero tra il 1945 e il 1950, la sua organizzazione interna, le competenze che esso via via assume e la significativa azione delle sue articolazioni territoriali: gli uffici del lavoro e gli ispettorati del lavoro, riorganizzati in ogni provincia.
L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Massima occupazione. Il ministero del Lavoro e della previdenza sociale nell’Italia da ricostruire 1945-1950