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Abstracts della rivista

Abstract del numero 242, marzo 2006
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  • Antonio Fiori Polizia e ordine pubblico nel 1919 pubblicato sul numero 242 di Italia contemporanea, marzo 2006 Abstract: Il saggio è dedicato alle condizioni delle forze di polizia nel periodo, particolarmente difficile per l’ordine pubblico, compreso tra la fine della prima guerra mondiale e i moti annonari del giugno 1919. I mesi di aprile, di maggio e di giugno furono caratterizzati da un impressionante numero di scioperi e da agitazioni di piazza, determinate non solo dalla crisi sociale ed economica (caroviveri, disoccupazione, problema degli invalidi e dei mutilati, lentezza nella smobilitazione), ma anche dall’attivismo degli "ultra nazionalisti" e di movimenti di estrema sinistra. A dover fronteggiare questa situazione furono soprattutto le guardie di città che non erano solamente insufficienti numericamente, come risulta negli studi sul primo dopoguerra, ma subivano esse stesse le conseguenze di un costo dei generi di prima necessità diventato insopportabile, vivevano una crisi "morale" per il mancato riconoscimento di alcuni desiderata, e avevano iniziato ad adottare, per esprimere il proprio malcontento, forme estreme di protesta. Il ministro dell’Interno e i prefetti incontrarono poi difficoltà a disporre, in momenti anche gravi per l’ordine pubblico, dei carabinieri, che dipendevano dal ministero della Guerra, e di adeguati contingenti militari, a causa delle resistenze dello Stato Maggiore dell’esercito. La "Commissione Corradini", istituita nel marzo 1919 per dare un assetto migliore alle forze di pubblica sicurezza, propose riforme radicali che non poterono essere attuate per la caduta del governo Orlando.


  • Marco Baldassari La memoria celebrata. La festa del 4 novembre a Lucca tra dopoguerra e fascismo pubblicato sul numero 242 di Italia contemporanea, marzo 2006 Abstract: Nella storia della festa del 4 novembre, dal primissimo dopoguerra fino al 1930, si può cogliere l’affermazione e l’evoluzione di una nuova liturgia patriottica incentrata sul ricordo della grande guerra nel passaggio dalla crisi dello Stato liberale all’ascesa del fascismo. Il presente saggio si propone di mostrare la centralità assunta dalla memoria di quel conflitto, e non solo in quanto cardine del tentativo di pervenire a una ricomposizione nazionale degli autorispecchiamenti collettivi. Essa divenne infatti il fulcro di un più vasto processo di ridefinizione dell’identità collettiva e individuale esteso all’intera società, con cui la stessa cerimonia dovette ben presto confrontarsi. L’evoluzione della festa si collocò nello scontro tra il fascismo e una pluralità di memorie e identità diverse — a cominciare dalle organizzazioni degli ex combattenti e dal mondo cattolico —, nel tentativo del primo di ottenerne il pieno controllo e ridisegnare così una nuova memoria storica nazionale in grado di identificare totalmente nazione e fascismo. L’analisi, circoscritta al ristretto spazio della città di Lucca, ce ne ha facilitato l’osservazione. Avviatasi sotto tutela cattolica, e rilanciata con forza dai combattenti, la festa arrivò così nel 1930 a essere completamente incorporata nella nuova liturgia patriottica di regime. Tuttavia, le profonde difficoltà incontrate nell’affermare nel tessuto urbano i segni del nuovo mito della guerra — monumenti e lapidi ai caduti — manifestano l’incompiutezza di quel processo e, dunque, i limiti del tentativo del regime di completare il superamento della centralità della memoria della guerra a favore dell’esaltazione dell’opera costruttrice della rivoluzione come momento di fondazione in fieri della nuova civiltà totalitaria.


  • Antonio Morone L’Onu e l’Amministrazione fiduciaria italiana in Somalia. Dall’idea all’istituzione del trusteeship pubblicato sul numero 242 di Italia contemporanea, marzo 2006 Abstract: Il trusteeship system delle Nazioni Unite fu un esperimento che si proponeva di innovare l’amministrazione coloniale. In particolare, esso era finalizzato al dominio di una potenza europea su popolazioni altre mediante una nuova forma amministrativa, nell’interesse sia delle popolazioni locali, che erano avviate all’indipendenza, sia della pace e della sicurezza mondiale. L’esperimento doveva però scontare un carattere intrinsecamente compromissorio nelle sue dinamiche politiche, fattuali e ideali: è vero che i territori sotto tutela fecero passi più o meno importanti in quel percorso di preparazione all’indipendenza che sottintendeva il trusteeship, ma riacquistarono la loro indipendenza solo in forza del progressivo collegamento della particolare vicenda fiduciaria alla questione dei territori non autonomi e al processo di decolonizzazione nel suo complesso. L’Italia partecipò attivamente a questo percorso storico attraverso l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (Afis). Nonostante alcune peculiarità locali, il trusteeship somalo si inscrive nella contrapposizione che progressivamente emerse all’interno delle Nazioni Unite tra il club degli amministratori e i paesi anticolonialisti, tra un’interpretazione restrittiva e legalista o una estensiva e progressista degli obiettivi fiduciari. L’Italia operò in collegamento con le altre potenze amministratrici e sfruttò a proprio vantaggio le disfunzionalità dell’United Nations Advisory Council of Somalia. D’altro canto la disciplina particolarmente stringente della convenzione somala, lo status dell’Italia di ex potenza coloniale a tutti gli effetti e l’intento del governo italiano di utilizzare l’Afis per il reinserimento del paese nel consesso politico internazionale, dopo i trascorsi fascisti, garantirono un’interpretazione progressista del mandato.

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