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Abstracts della rivista

Abstract del numero 261, dicembre 2010
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  • Paolo Ferrari Introduzione (a L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: Andrea Curami (1947-2010) è stato docente di Meccanica applicata e di altre materie al Politecnico di Milano, esperto di motori e di automobilismo, storico delle vicende militari ed economiche italiane tra Ottocento e seconda guerra mondiale. Si è occupato anche di storia dei trasporti e ha promosso le ricerche di un gruppo di studiosi riunito attorno a sé. A partire dagli studi sull’aeronautica, ha sviluppato un’analisi originale dell’industria bellica italiana, coniugando storia delle vicende militari e storia economica e della tecnologia, ponendo al centro i rapporti tra committenza pubblica e un mondo dell’industria, continuamente oscillante tra innovazione e sfruttamento delle risorse pubbliche, che progressivamente si afferma quale componente decisiva della classe dirigente. Curami ha in particolare studiato la Grande guerra quale snodo cruciale di questo processo, e il riarmo fascista, quando l’industria è in grado di imporre alle forze armate mezzi spesso obsoleti e inadeguati. Del riarmo fascista e della mancata mobilitazione nel secondo conflitto mondiale egli propone un modello interpretativo nel quale l’analisi tecnica diviene funzionale alla comprensione delle politiche seguite dalle imprese, con un’interpretazione originale dei rapporti tra forze armate, politica e grande industria.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Introduzione (a L’industria bellica nella storia d’Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami)


  • Andrea Curami Tecnologia e modelli di armamento (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: L’autore parte dalla confutazione della tesi secondo la quale la qualità dell’armamento può risultare il fattore decisivo per l’esito di un conflitto o anche semplicemente a livello tattico, sottolineando la complessità dei fattori che determinano il risultato di un confronto militare. Di conseguenza prende in considerazione i molteplici elementi che condizionano l’efficacia di un’arma: dalla sua disponibilità in quantità sufficiente, che coinvolge l’apparato produttivo, all’adeguato supporto logistico, alla disponibilità di personale addestrato per il suo impiego, alle condizioni contingenti di utilizzo. Successivamente esamina l’evoluzione degli armamenti destinati all’esercito e all’aeronautica italiana, tra gli anni trenta e il secondo conflitto mondiale, in rapporto alle realizzazioni dei principali paesi industriali. Se l’Italia alla vigilia del conflitto non aveva armamenti nettamente inferiori a quelli in dotazione alle altre forze armate, dopo il 1940 emergono l’incapacità di adattamento alle mutevoli esigenze della guerra e l’assenza di innovazione, a sua volta riflesso di una più generale mancata mobilitazione dell’industria nazionale in funzione della guerra. La disattenzione verso il progresso tecnologico risulta perciò elemento ben più decisivo, rispetto alla spesso asserita mancanza di materie prime, nell’inferiorità degli armamenti italiani.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Tecnologia e modelli di armamento


  • Andrea Curami Le forniture militari (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: Fin dall’Unità d’Italia le forniture militari destarono sospetti di corruzioni e portarono alla costituzione di commissioni d’inchiesta che misero in luce episodi di pessima amministrazione, senza peraltro dar luogo all’individuazione e alla punizione dei responsabili. Una delle ragioni di tale situazione può essere indicata nell’ampia discrezionalità che le amministrazioni militari si riservarono nella distribuzione delle commesse. Col nuovo secolo aumentò da parte dei ministeri militari la domanda di armamenti, preludio alla grande crescita della produzione registrata col primo conflitto mondiale, sviluppatasi in un contesto di riduzione complessiva dei controlli pubblici e di corruzione diffusa. Col fascismo i legami tra politica e grande industria divennero ancora più stretti, e i produttori riuscirono a imporre sempre più le proprie scelte anche attraverso accordi di cartello, mentre si ridusse considerevolmente il ruolo dei militari nella distribuzione delle commesse. L’autore affronta il tema della corruzione nei diversi con- testi storici, fornendo esempi sul funzionamento di questo settore particolarmente delicato della pubblica amministrazione e sui suoi rapporti con i privati e in particolare con l’industria bellica.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Le forniture militari


  • Andrea Curami I primi passi dell’industria aeronautica italiana (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: Il saggio esamina lo sviluppo dell’industria aeronautica dalla guerra italo-turca fino al suo consolidamento nella prima guerra mondiale, analizzando le cause dello stato lacunoso dei reparti aeronautici (ma non soltanto di quelli) allo scoppio della guerra e le motivazioni che portarono alla ragguardevole produzione, durante il conflitto, di circa 12.000 velivoli da parte della nascente industria nazionale, grazie a uno sviluppo tumultuoso e a un progressivo affrancamento dai vincoli internazionali che la speciale condizione del conflitto consentiva. Il rapporto tra lo Stato committente e l’industria aeronautica è il motivo centrale di questa disamina critica, che mette in luce i molteplici aspetti delle difficoltà incontrate dal paese per equipaggiare in maniera abbastanza efficiente l’aeronautica, soddisfacendo allo stesso tempo le aspirazioni degli industriali. Illuminante in questa prospettiva e la spesso dimenticata inchiesta parlamentare sulle spese di guerra, ricca di dati e di documenti preziosi per la storia dell’industria bellica nella Grande guerra.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - I primi passi dell’industria aeronautica italiana


  • Andrea Curami L’industria bellica italiana dopo Caporetto (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: L’autore prende in esame la fondatezza delle affermazioni circa la straordinarietà dello sforzo compiuto dall’industria italiana per ripianare la perdita di artiglierie in seguito alla ritirata di Caporetto. Se tale perdita fu effettivamente consistente, va però detto che riguardò materiali in gran parte antiquati; dopo l’ottobre 1917 in realtà l’industria bellica proseguì nella realizzazione dei programmi di sviluppo già in atto prima dello sfondamento nemico, coordinati dal ministro delle Armi e munizioni, il generale Alfredo Dallolio, figura centrale nella mobilitazione industriale del paese. Anche il problema della scarsa disponibilità di manodopera e di materie prime era stato affrontato ben prima di Caporetto e dunque non rappresentò un ostacolo per l’industria impegnata nel conflitto. L’esaltazione dello sforzo produttivo volto a ripianare le perdite di Caporetto va dunque ricondotto agli aspri scontri che opposero nel dopoguerra i gruppi industriali italiani. L’ampia pubblicistica del tempo risente della volontà delle diverse industrie di sottolineare, da un lato, il proprio contributo alla vittoria finale, e di difendersi, dall’altro, dalle accuse di guadagni illeciti ottenuti rifornendo le forze armate.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - L’industria bellica italiana dopo Caporetto


  • Andrea Curami L’industria bellica prima dell’8 settembre (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: L’autore esamina le cause del sottoutilizzo dell’industria italiana durante il secondo conflitto mondiale, nonostante una disponibilità di manodopera, forza motrice e materie prime superiore a quella che vi era stata nella Grande guerra, quando l’industria nazionale era stata al contrario capace di avviare ex novo molte produzioni, di raggiungere alti livelli produttivi e di seguire l’evoluzione tecnologica. Staticità progettuale e risultati quantitativamente e qualitativamente limitati caratterizzarono così il secondo conflitto mondiale e si spiegano sia con la maggior forza dell’industria rispetto al potere politico, sia con il timore di quest’ultimo di imporre al paese scelte che avrebbero potuto ridurre drasticamente il consenso al regime. In Italia, come in Germania, centrale fu la questione della disponibilità di manodopera per l’industria, e in particolare di quella specializzata. Le richieste avanzate all’inizio del 1943 dai militari circa un uso più intenso della manodopera (aumento dell’orario di lavoro, diversa normativa sui trasferimenti, impiego più esteso di donne e ragazzi e controlli più severi) vennero respinte da Mussolini, che poco dopo sottrasse agli Stati Maggiori ogni controllo sulla produzione bellica.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - L’industria bellica prima dell’8 settembre


  • Andrea Curami Miti e realtà dell’industria bellica della Rsi (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: L’autore parte dalla constatazione che le ricerche sul ruolo dell’industria bellica italiana durante la Repubblica sociale italiana hanno a lungo riproposto i miti nati negli anni di guerra piuttosto che offrire dati sulla produzione sui quali riflettere. Molte affermazioni hanno ricalcato le memorie difensive degli industriali, interessati dopo il 1945 a svalutare il proprio contributo allo sforzo bellico del Terzo Reich e favoriti nella loro ricostruzione dall’indisponibilità di fonti specifiche. Il tema viene così affrontato sulla base di una vasta ed eterogenea documentazione, utilizzata per disegnare il complesso mosaico del contributo che piccole, medie e grandi aziende italiane diedero alle forze armate tedesche, il cui obiettivo fu anzitutto rendere il Gruppo di armate B il più possibile autonomo rispetto all’industria tedesca. L’autore ricostruisce i complessi rapporti tra gli occupanti, la Rsi e le industrie italiane, mettendo in rilievo l’importanza della mobilitazione dell’industria nazionale che, accanto a produzioni obsolete e volte a impiegare le maestranze per frenarne il malcontento, sviluppò, in sedi decentrate e coperte dal segreto, la produzione di componenti per i mezzi bellici più avanzati di cui furono dotate le forze armate tedesche.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Miti e realtà dell’industria bellica della Rsi


  • Alessandro D'Ascanio Sport, classe, genere e nazione negli studi di Eric J. Hobsbawm pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: Il riferimento al fenomeno sportivo, nell’opera storiografica di Eric J. Hobsbawm, è frequente e significativo. Il saggio si propone di presentare un percorso di lettura in grado di ricostruire le connessioni evidenziate dallo storico britannico tra sport e dinamiche storiche quali l’affermazione della borghesia, l’emancipazione della donna, la formazione di una cultura operaia, il processo di costruzione delle identità nazionali. Il tentativo di Hobsbawm di mettere a fuoco le componenti espressive, culturali e sociali degli orientamenti di classi, generi e gruppi nazionali verso lo sport si inserisce in maniera del tutto coerente e significativa nel filone dei suoi studi sull’evoluzione della cultura, della mentalità, delle concrete esperienze di vita di uomini e lavoratori nel corso dell’età contemporanea.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Sport, classe, genere e nazione negli studi di Eric J. Hobsbawm


  • Domenico F.A. Elia Crimini di guerra in provincia di Siena durante l’occupazione nazista pubblicato sul numero 261 di Italia contemporanea, dicembre 2010 Abstract: Nel presente contributo l’autore indaga sulle fonti conservate negli archivi italiani (Archivio di Stato di Siena, Archivio centrale dello Stato, Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito) relative ai crimini di guerra commessi nella provincia di Siena nel biennio 1943-1944 dalle forze armate tedesche e repubblicane. I crimini così individuati sono stati suddivisi in base alla tipologia di appartenenza (omicidio, ferimento, stupro, rastrellamento, danneggiamento di proprietà privata e pubblica, requisizione di beni privati e pubblici) e in modo diacronico, secondo tre fasi. La prima fase include i crimini commessi dal settembre 1943 al marzo 1944, nella quale è protagonista la violenza fascista; la seconda fase comprende i rastrellamenti antipartigiani svoltisi nel marzo del 1944; la terza, i crimini commessi durante la ritirata tedesca nell’estate del 1944. I dati raccolti hanno ricostruito l’intreccio di violenze e politica di sfruttamento al quale concorsero non solo le forze armate tedesche, ma anche quelle della Repubblica sociale italiana.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Crimini di guerra in provincia di Siena durante l’occupazione nazista





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