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Abstracts della rivista

Abstract del numero 282, dicembre 2016
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  • Carlo Fumian L’Italia e la mondializzazione degli scambi di tardo Ottocento pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: Il commercio, misura dell’apertura al mondo dell’economia italiana postunitaria, è anche un affascinante problema storico in sé, ma in realtà quasi nulla sappiamo di come avvenisse il commercio di lunga distanza, chi fossero i grandi e piccoli mercanti, armatori, banchieri e industriali che lo alimentavano, o se l’Italia fosse attrezzata alle nuove forme di organizzazione, stoccaggio e vendita di quantità del tutto inedite di merci, alcune mai scambiate in precedenza. Ricorrendo a fonti trascurate dalla storiografia è possibile documentare come ai ritardi delle autorità italiane nella costruzione delle reti infrastrutturali si contrapponga l’ardimento di piccoli e medi commercianti sui mercati internazionali. Il loro vantaggio competitivo - e il loro perdurante handicap - sembra risiedere nel «brulichio» di tanti piccoli attori privi di un quadro di riferimento istituzionale, cioè di una sponda effettivamente collaborativa da parte dello Stato unitario: un tratto di lungo periodo nella storia d’Italia?

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – La prima globalizzazione e la rivoluzione commerciale


  • Claudio Zanier Il mercato mondiale della seta e del seme-bachi pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: I prodotti serici, principalmente tessuti e filo di seta sono stati per secoli una merce mondiale. Un manuale di commercio fiorentino del primo ’300 descrive un viaggio in Cina di due anni, tra andata e ritorno, per comperare un massiccio ammontare di matasse di filo di seta. Alla metà del 19esimo secolo la rivoluzione mondiale dei trasporti ha consentito ai paesi europei produttori di seta di compensare gli effetti devastanti di un’inarrestabile epidemia del baco da seta con l’importazione annua da terre assai lontane di grandi quantitativi di una merce assai peculiare: le uova di baco da seta. Per oltre trent’anni, centinaia di setaioli, quasi sempre italiani, girarono il mondo intero in cerca di quel prodotto, investendovi somme assai rilevanti. Da quel traffico tanto particolare l’Italia ed il Giappone trassero un grande profitto.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Il mercato mondiale della seta e del seme-bachi


  • Alfredo Mazzamauro Going global: il mercato mondiale del grano nella seconda metà del diciannovesimo secolo pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: Il mercato granicolo della seconda metà del diciannovesimo secolo rappresentò uno dei più importanti mercati delle materie prime agricole della "prima globalizzazione" per quantità e qualità degli scambi che lo interessarono. Queste caratteristiche stimolarono lo sviluppo e l’adozione di inedite innovazioni tecnologiche e organizzative per la produzione, il trasporto, l’immagazzinamento e la commercializzazione del grano. Grazie a questi sviluppi, il moderno mercato granicolo riuscì a soddisfare efficacemente l’aumento del consumo mondiale. Le pagine che seguono ricostruiranno e analizzeranno i diversi percorsi che condussero alla definizione di uno dei primi mercati effettivamente globali di una materia prima.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Going global: il mercato mondiale del grano nella seconda metà del diciannovesimo secolo


  • Marco Bertilorenzi La strutturazione del commercio mondiale dell’alluminio Tecnologia, traders e cartelli (1886-1914) pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: Il mercato internazionale dell’alluminio rappresenta un caso particolare del fenomeno della "commoditisation" che ha preceduto la Grande Guerra. A differenza degli altri metalli non ferrosi, che l’uomo utilizzava da secoli, l’alluminio era un metallo nuovo, che derivava da innovazioni tecnologiche decisive. Da un lato, il suo mercato si sviluppò come precocemente globale, nonostante le imprese che investirono in questa produzione potessero contare su monopoli nazionali derivati dai brevetti produttivi. Dall’altro, l’alluminio sfuggì dal controllo degli attori che dominavano i mercati internazionali dei metalli non ferrosi. L’alluminio si sviluppò attraverso un sistema specifico che si articolò attraverso la struttura organizzativa di un cartello internazionale. Il vantaggio competitivo principale di questo metallo divenne la stabilità dei prezzi, distaccandosi dai modelli commerciali delle commodities in generale e degli altri metalli non ferrosi in particolare.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – La strutturazione del commercio mondiale dell’alluminio Tecnologia, traders e cartelli (1886-1914)


  • Bruno Settis Produttori, sabotatori, sorveglianti I "tribunali di fabbrica" nella Fiat del 1953 pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: Il saggio offre un esempio di "storia locale di Guerra fredda": i cosiddetti "tribunali di fabbrica" alla Fiat che, nel 1953, furono creati dalla direzione aziendale per riaffermare la propria potestà disciplinare (come essa stessa si espresse, in quello stesso anno, in una lettera a Giovanni Gronchi, Presidente della Camera dei Deputati) sulla forza lavoro e la tradizionale gerarchia sul processo di produzione. Gli "imputati" erano militanti comunisti e sindacali. Sulla base di fonti di polizia, d’impresa e della Fiom, l’autore illustra la ricostruzione del servizio di sorveglianza alla Fiat e lo svolgimento dei "tribunali di fabbrica", che diventarono un caso politico a Torino e a Roma. Su questa base, si ritorna sui temi del ruolo del conflitto industriale della debolezza dello stato italiano di fronte ai grandi poteri privati.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Produttori, sabotatori, sorveglianti I "tribunali di fabbrica" nella Fiat del 1953


  • Marco Di Maggio Storia di un incontro mancato: il Partito socialista di Mitterrand e il Pci di Berlinguer pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: In questo saggio è ricostruita la traiettoria dei rapporti fra Psf e Pci fra il 1972 e il 1984, durante le segreterie di Enrico Berlinguer e di François Mitterrand, e i primi quattro anni in cui quest’ultimo si trova alla Presidenza della Repubblica francese. I giudizi sul Pci sono un interessante angolo visuale per comprendere il modo in cui, nel corso degli anni settanta, il partito di Mitterrand conduce la lotta per l’egemonia all’interno della sinistra nazionale e per definire le modalità con cui, a partire dalla vittoria alle presidenziali del 1981, esso compie la revisione strategica e culturale necessaria a svolgere il nuovo ruolo di partito di governo. D’altro canto lo studio delle relazioni fra i due partiti costituisce un punto di vista specifico per approfondire l’analisi della politica estera del Pci sia nei confronti dei partiti dell’Internazionale socialista sia rispetto ai partiti comunisti dell’Europa occidentale.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Storia di un incontro mancato: il Partito socialista di Mitterrand e il Pci di Berlinguer



  • Marco Maria Aterrano L’occupazione angloamericana vissuta dai governi italiani, 1943-1944 Una difficile coesistenza pubblicato sul numero 282 di Italia contemporanea, dicembre 2016 Abstract: L’articolo analizza le strategie adottate dai governi Badoglio e Bonomi per liberarsi da quella che era ritenuta una stretta tutela istituzionale imposta dagli Alleati durante l’occupazione della penisola. Il tentativo italiano di recuperare spazi di autonomia si svolgeva nei due ambiti della ricostruzione di un apparato amministrativo nelle regioni occupate e della rivalorizzazione di una azione diplomatica indipendente. Preferendo percorsi ai limiti della norma armistiziale e spesso in diretto contrasto con le direttive alleate, il governo sopravvissuto alla disfatta militare si muoveva - sia in campo interno con una decisa opera di riappropriazione di prerogative istituzionali a livello locale sia in campo internazionale con una politica doppiogiochista volta ad approfittare degli evidenti dissapori tra le tre grandi potenze vincitrici - in direzione della reintegrazione italiana nel concerto europeo soltanto apparentemente preclusa dalle contingenze di una occupazione che lasciava ridotti margini di movimento. L’articolo analizza le strategie adottate dai governi Badoglio e Bonomi per liberarsi da quella che era ritenuta una stretta tutela istituzionale imposta dagli Alleati durante l’occupazione della penisola. Il tentativo italiano di recuperare spazi di autonomia si svolgeva nei due ambiti della ricostruzione di un apparato amministrativo nelle regioni occupate e della rivalorizzazione di una azione diplomatica indipendente. Preferendo percorsi ai limiti della norma armistiziale e spesso in diretto contrasto con le direttive alleate, il governo sopravvissuto alla disfatta militare si muoveva - sia in campo interno con una decisa opera di riappropriazione di prerogative istituzionali a livello locale sia in campo internazionale con una politica doppiogiochista volta ad approfittare degli evidenti dissapori tra le tre grandi potenze vincitrici - in direzione della reintegrazione italiana nel concerto europeo soltanto apparentemente preclusa dalle contingenze di una occupazione che lasciava ridotti margini di movimento.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – L’occupazione angloamericana vissuta dai governi italiani, 1943-1944 Una difficile coesistenza




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